Dopo la condanna in appello Grisenti rischia la sospensione

Dopo la condanna in appello a un anno per corruzione propria, oltre che per truffa e violenza privata, Silvano Grisenti ora rischia la sospensione da consigliere provinciale per 18 mesi per effetto della legge Severino. Qualora poi in Cassazione venisse assolto, potrebbe riprendere il suo posto, mentre in caso di conferma della condanna per corruzione scatterebbe la decadenza, esattamente come avvenuto per Silvio Berlusconi dalla carica di senatoreLe motivazioni della sentenza d'appello

di Luisa Maria Patruno

grisentiA seguito della condanna in appello a un anno per corruzione propria, oltre che per truffa e violenza privata, Silvano Grisenti ora rischia la sospensione da consigliere regionale/provinciale per 18 mesi per effetto della legge Severino del 2012. Qualora poi in Cassazione venisse assolto, potrebbe tornare a sedere in consiglio provinciale. In caso di conferma della condanna per corruzione, invece, scatterebbe la decadenza, esattamente come avvenuto per Silvio Berlusconi dalla carica di senatore.

 

Con il deposito delle motivazioni della sentenza della Corte d’appello di Bolzano ora il consigliere di Progetto Trentino può presentare ricorso in Cassazione, cosa che per altro ha già annunciato di voler fare. Intanto, però, in base alla legge Severino dovrebbe partire l’iter per la sospensione, il cui provvedimento viene adottato dal presidente del consiglio dei ministri, sentiti il ministro per gli Affari regionali e il ministro dell’Interno.


La legge prevede infatti che «sono sospesi di diritto» dalle cariche elettive regionali coloro che «hanno riportato una condanna non definitiva per uno dei delitti indicati dall’art. 7, comma 1, lettera a), b) e c)». Tra questi c’è appunto l’art. 319 del codice penale, la corruzione propria, per cui è stato condannato Grisenti. La procedura prevede che sia la cancelleria del tribunale o la segreteria del pubblico ministero a trasmettere al commissario del Governo i provvedimenti giudiziari che comportano la sospensione. Il commissario del Governo ne dà poi «immediata comunicazione» al presidente del consiglio dei ministri, Matteo Renzi, al quale spetta emettere l’eventuale provvedimento che accerta la sospensione. A questo punto il provvedimento viene notificato al consiglio regionale (nel nostro caso al consiglio provinciale) che deve attuarlo.


La legge Severino stabilisce anche che per tutto il periodo della sospensione «al consigliere regionale spetta un assegno pari all’indennità di carica ridotta di una percentuale fissata con legge regionale». Ad oggi la legge regionale non prevede una norma che fissa l’indennità ridotta per i consiglieri sospesi e dunque dovrebbe essere
approvata in fretta e furia, qualora si verificasse effettivamente il caso di un consigliere sospeso.


Fino ad ora per Grisenti non si era posto il problema dell’incandidabilità o della sospensione perché nell’ottobre scorso quando si è candidato alle elezioni provinciali risultava condannato in via definitiva solo per truffa, reato che non rientra tra quelli indicati dalla legge Severino per escludere la candidabilità, mentre la Cassazione
aveva rinviato alla Corte d’appello le decisioni su altre ipotesi d’accusa tra cui appunto la corruzione. La condanna dunque è arrivata quando Grisenti era già consigliere provinciale.

 

Ora gli uffici del consiglio provincial stanno approfondendo la norma per sapere cosa fare in vista di un’eventuale sospensione. Il presidente Bruno Dorigatti dice: «Il regolamento del consiglio provinciale prevede che in caso di sospensione di un consigliere subentri il primo dei non eletti di quella lista». In questo caso sarebbe Massimo Fasanelli, sindaco di Pomarolo, rimasto escluso dal consiglio provinciale per soli 25 voti rispetto all’ultimo degli eletti Marino Simoni.

 

Questo per permettere al Consiglio di poter lavorare con tutti i suoi 35 membri, anche se la legge Severino invece non prevede sostituzioni perché il Consiglio si troverebbe a pagare due indennità anche se una ridotta. Qualora poi la Cassazione dovesse assolvere Grisenti, questi rientrerebbe in Consiglio a tutti gli effetti. Se invece fosse confermata la condanna decadrebbe e Fasanelli potrebbe restare consigliere.

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