No all'adunata degli alpini. Penne nere contro gli Schützen

Le parole degli Schüetzen - che domenica mattina si sono riuniti in assemblea e hanno detto per bocca del vice comandante provinciale Giuseppe Corona che non possono accettare che nel 2018 si tenga a Trento l'adunata nazionale degli alpini - vengono commentate con un'alzata di spalle da parte delle penne nere. Queste ultime vanno avanti per la loro strada, ben decise a ospitare uno degli anniversari più importanti, il centenario della fine della Grande Guerra, proprio nella Città del ConcilioI tuoi commenti

di Stefano Piffer

alpiniTRENTO - Le parole degli Schüetzen - che domenica mattina si sono riuniti in assemblea e hanno detto per bocca del vice comandante provinciale Giuseppe Corona che non possono accettare che nel 2018 si tenga a Trento l'adunata nazionale degli alpini - vengono commentate con un'alzata di spalle da parte delle penne nere. Queste ultime vanno avanti per la loro strada, ben decise a ospitare uno degli anniversari più importanti, il centenario della fine della Grande Guerra, proprio nella Città del Concilio. 
 «Sicuramente a noi poco importa che gli Schützen la pensino diversamente - commenta Maurizio Pinamonti, presidente della sezione trentina dell'Associazione Nazionale Alpini ai microfoni di Radio Dolomiti -. Noi andiamo avanti per la nostra strada, abbiamo la gente del Trentino dalla nostra parte che chiede l'adunata. È un momento importante ed è una manifestazione di grande popolare. Lo abbiamo visto due anni fa a Bolzano».
 Sembra esserci un'insanabile rivalità fra i due gruppi?
 Più che rivalità siamo due cose diverse. Se loro vogliono creare problemi, che lo facciano, noi non vogliamo entrare in discussione con persone come queste. Noi siamo un'associazione d'arma, la maggior parte degli alpini e degli amici degli alpini ha svolto il servizio militare, abbiamo giurato fedeltà alla patria e continuiamo a farlo. Loro sono un'associazione folkloristica. Non si può fare il paragone.
 Il vicecomandante degli Schützen ha detto: penso alle commemorazioni della prima guerra mondiale e le sofferenze patite dal nostro popolo e imposte dai liberatori non vanno osannate con certi riti. 
 Non è una cosa corretta. Corona peraltro la scorsa settimana era presente con me alla Fondazione Campana dei Caduti. E gli Alpini hanno ribadito che il centenario non vuole essere una celebrazione ma un modo per ricordare la sofferenza della gente. Noi facciamo manifestazioni per commemorare i caduti e tutti coloro che hanno sofferto per la guerra. Come alpini siamo da sempre custodi dei monumenti di tutti i paesi e su quel monumento c'è scritto «dal 1914 al 1918». Vogliamo ricordare i morti a prescindere dalla divisa. E così l'adunata non è una celebrazione ma un modo per festeggiare popolo che ha visto la fine di un evento tragico.
 Quanto sono concrete le possibilità di ottenere l'organizzazione? 
 Noi stiamo lavorando per questo, ma il meccanismo di attribuzione ha le sue regole. A tempo debito faremo la domanda ufficiale all'Associazione Nazionale, anche se la richiesta verbale è già stata avanzata. Abbiamo il sostegno di molte altre città e questo ci fa ben sperare.
 Chi potrebbe «soffiare» l'opportunità di curare un anniversario così importante? 
 Chiaramente ci sono altre città che vorrebbero l'adunata. Noi come presidenti dell'Ana del Triveneto abbiamo chiesto che le adunate dal 2016 al 2018 siano fatte proprio nel Nord est  per celebrare i nostri morti. Trento credo abbia le carte per poter puntare all'assegnazione nel 2018. Ma lo sapremo in tempi non brevissimi, visto che normalmente l'assegnazione viene fatta due anni prima, quindi si parla almeno della fine del prossimo anno.

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