L'Islam ingovernabile  Ne parla Campanani

Un libro «trentino» per analizzare lo stato dell'arte del movimento islamico in politica, un volume a cura di Massimo Campanini docente di storia dei paesi islamici dell'università di Trento: «Le rivolte arabe e l'Islam. La transizione incompiuta, Il Mulino. Di fronte all'incalzare degli eventi degli ultimi mesi - in cui la destituzione del presidente Morsi ha definitivamente infranto, almeno in Egitto, le prospettive di un futuro di governo per l'islam politico - l'ultimo lavoro del professore offre una preziosa occasione per fare un passo indietro, alle origini delle rivolte arabe del 2011

musulmaniTRENTO - Un libro «trentino» per analizzare lo stato dell'arte del movimento islamico in politica, un volume a cura di Massimo Campanini docente di storia dei paesi islamici dell'università di Trento: «Le rivolte arabe e l'Islam. La transizione incompiuta, Il Mulino, euro 18 .
Di fronte all'incalzare degli eventi degli ultimi mesi - in cui la destituzione del presidente Morsi ha definitivamente infranto, almeno in Egitto, le prospettive di un futuro di governo per l'islam politico - l'ultimo libro a cura di Campanini offre una preziosa occasione per fare un passo indietro, alle origini delle rivolte arabe del 2011. Questa raccolta di saggi offre un'ampia panoramica sugli sviluppi degli ultimi due anni tra Tunisia, Libia, Egitto, Libano e Giordania, ponendo al centro dell'attenzione le potenzialità politiche di quell'Islam che, estraneo alla fase iniziale di quei moti, vi è ben presto entrato da protagonista.
Ma è proprio l'Egitto ad aver costituito il banco di prova dell'Islam di governo, con il progressivo aprirsi di quella voragine di consenso nei confronti della Fratellanza Musulmana al potere, che ha condotto alle manifestazioni di massa del 30 giugno e all'intervento dell'esercito. D'altra parte, come scrivono Gennaro Gervasio e Andrea Teti , la Fratellanza era di fronte ad un'impasse «non soltanto riguardo alla politica economica, ma anche rispetto alla sua stessa identità come portatrice di valori islamici». Il suo primo anno di governo ha infatti visto la prosecuzione del modello economico dell'era Mubarak - un capitalismo «oligarchico» piuttosto che un «neoliberismo» - evidenziando l'incapacità di formulare un sistema alternativo ispirato alle proprie «credenziali religiose». Al tempo stesso, proprio queste ultime erano state messe in discussione dalla destra salafita entrata nell'agone politico, e che si poneva in scomoda concorrenza con i Fratelli musulmani non solo sul piano dell'affermazione elettorale, ma anche su quello dell'osservanza di una visione integralistica dell'Islam.
Alla luce degli ultimi sviluppi appare ancora più evidente il fallimento della Fratellanza rispetto alle aspettative più profonde delle rivolte del 2011, quelle di una maggiore giustizia economica e sociale nutrite da grandi masse impoverite. In parallelo, la vasta partecipazione alla nuova rivolta anti-Morsi del 30 giugno scorso ha confermato come fosse ormai diffusamente percepito il ruolo controrivoluzionario della Fratellanza, di fatto una «diversa incarnazione» del regime precedente.
In tutto questo si è tornato a manifestare il ruolo delle élite militari, che in Egitto come in tutta l'area mediorientale - Turchia e Libia, Tunisia, Algeria e Yemen, ricorda Campanini - aveva gestito le transizioni verso lo stato post-coloniale. E che ha segnato, con diverse modalità, anche gli esiti delle rivolte del 2011. Tanto che, ancora in Egitto, prima ancora di dar vita al controverso intervento che ha prima liquidato Morsi e poi represso nel sangue la resistenza dei sostenitori, i vertici militari avevano dato un determinante contributo al braccio di ferro ingaggiato dalla magistratura contro il presidente islamista - salvo poi riguadagnarsi un ruolo di arbitro. quando le tensioni stavano raggiungendo il punto di non ritorno.
A riflettere su questa fase cruciale della storia mediorientale - nel volume curato da Campanini - anche Anthony Santilli, Moncef Djaziry, Arturo Varvelli, Assem al-Dessuqi, Marco di Donato, Zaid Eyadat e Ahmad Moussalli.

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