Il Pd ha perso  il contatto con la base

L'intervento sull'Adige di Alberto Ianes: «Se Ugo Rossi ha vinto e Olivi ha perso, le ragioni sono più d'una. Quella che a mio avviso va rimarcata con forza riguarda la capacità che il Patt ha di saper stare tra la gente e che il Pd trentino ha dimostrato ancora una volta di non saper avere. Non è questione di tempo, di qualche telefonata in più, di marketing che è mancato, o di comunicazione carente, alla quale porre rimedio con la nomina di un responsabile» I tuoi commenti

pacher tonini pdA  distanza di qualche giorno dalle primarie del 13 luglio, i partiti che compongono la coalizione di centro sinistra sono in fibrillazione. Il Patt, incassata la vittoria, si sta godendo il momento e pensa a come sfruttare al meglio la posizione di vantaggio. I vertici dell'Upt tacciono, mentre Dellai macina ragionamenti e tesse rapporti: sembra stia meditando di ricostituire la Margherita dei tempi gloriosi. Il Pd non ha ancora metabolizzato la sconfitta, Nicoletti ha dato dimissioni irrevocabili e il resto della dirigenza è al capolinea, alle prese con un non appassionante dibattito su quale migliore soluzione, tra direttorio, ticket, troika, consentirà al partito di recuperare credibilità e consenso. I nomi che circolano si sprecano, in un clima comunque da resa dei conti, in un gioco di apparato tutto interno e incomprensibile ai più, nonostante i problemi - quelli reali e di tutti i giorni - che incombono e premono dall'esterno. Eppure qualche lezione istruttiva dalla vicenda primarie o giù di lì, si può ricavare in questo scorcio d'estate.

Se Ugo Rossi ha vinto e Olivi ha perso, le ragioni sono più d'una. Quella che a mio avviso va rimarcata con forza riguarda la capacità che il Patt ha di saper stare tra la gente e che il Pd trentino ha dimostrato ancora una volta di non saper avere. Non è questione di tempo, di qualche telefonata in più, di marketing che è mancato, o di comunicazione carente, alla quale porre rimedio con la nomina di un responsabile. È questione ben più profonda, che tocca le corde vive della relazione, che riguarda l'empatia, che ha a che fare con qualità che si hanno o che non si hanno. Non a livello di singoli, pare chiaro, ma di partito, come scelta deliberatamente presa.
Ecco cos'è mancato al Pd: il rapporto fiduciario e diretto con il territorio ancora prima che con i propri elettori, un rapporto che deve essere assolutamente costruito e coltivato. Non ci si può crogiolare nell'idea che l'elettorato del Pd sia un elettorato di opinione o che ragiona solo sui massimi sistemi. La percezione di vicinanza, anche fisica, conta. E conta eccome, soprattutto in questi momenti difficili. Poi, certo, lo stile potrà essere diverso, il baricentro più spostato sulle città che sulle valli, ben sapendo, però, che ogni centro ha la sua periferia e che dire Trento vuol dire anche Madonna Bianca e Canova di Gardolo, con i loro problemi e i loro umori da considerare.
Sullo sfondo rimane il tema del partito territoriale, che ritorna in auge periodicamente: l'idea di dar vita, cioè, ad un partito di raccolta non su base linguistica come la Svp, ma di tipo territoriale e autonomista. Difficilmente il progetto verrà rilanciato: il momento non è propizio, data la scadenza elettorale e il segretario del Patt, Franco Panizza, ha già dichiarato di volersi tenere le mani libere rispetto alle appartenenze nazionali. Ma qualora prendesse corpo, quest'ipotesi non potrà risultare né come un'iniziativa che ha il suo riferimento nel solo popolo autonomista, né come il frutto di un restyling di tipo territoriale praticato in casa Upt, né come risultato di una semplice sommatoria di Patt e Upt. Dovrà semmai sparigliare le carte, intercettare piuttosto sensibilità diverse e allargate: solo così l'intera coalizione potrà trarne giovamento, mettersi al riparo da forze centrifughe, con qualche sua componente tentata di guardare altrove. Dovrà essere cioè un soggetto moderno, che non faccia del folklore la propria nota dominante, una realtà capace di rilanciare il tema dell'autonomia, e della sua difesa, su basi solide e fondate.
Un tema, quello dell'autonomia, che peraltro appartiene a nessuno in particolare, e a tutti in generale. Spetterà all'intera coalizione fare il punto della situazione, il punto su una formula che si alimenta non tanto con la retorica, ma con un serrato e partecipato dibattito, capace di dare argomenti nuovi ad una certa visione di Trentino, contenuto a simboli che valgono come sostanza: ai corpi dei vigili del fuoco volontari, alle varie capacità di autogoverno, alle casse rurali, alle famiglie cooperative che vendono i prodotti coop ma che rifuggono dall'omologazione, anche se dovranno ridursi di numero, per competere e stare sul mercato. Una formula però anche capace di leggere le storture e di porvi rimedio. Perché se è poco plausibile pensare ad un'economia priva di industria, si può invocare un'economia industriale più esigente, più ancorata ai territori e meno interessata alle sovvenzioni, ormai ridotte all'osso, dei territori (o della Provincia autonoma). Perché bisogna sapere che un'offerta turistica spinta alle sue estreme conseguenze non potrà essere vincente, mentre risulterà esserlo quella capace di approntare una sana e genuina cultura dell'ospitalità, rispettosa dei territori e delle loro specificità (se in Alto Adige spicca la rete di malghe, mi è ancora capitato, sulle nostre montagne, di imbattermi in un fast food). Un'offerta turistica che sia alleata della cultura, attrezzata per valorizzare la prestigiosa rete dei Musei, tanto più oggi che s'è arricchita del Muse (che ho visitato e molto apprezzato).
Intanto i partiti sono alle prese con le liste elettorali. Circola un identikit del candidato ideale per tutti i partiti che compongono la coalizione, tracciato dal sindaco di Trento, Alessandro Andreatta. Si cercano figure «con doti caratteriali di serietà, coerenza e onestà», spiega il primo cittadino, «persone che la gente associa, vedendone la foto o leggendone il nome, a positività». Sappiamo benissimo che la selezione dentro le commissioni elettorali avviene in modo un po' più prosaico. Perciò è difficile dire quanto l'identikit di Andreatta servirà alle selezione di candidati di qualità, potrà però essere utile agli elettori, chiamati entro la fine di ottobre a passare in rassegna simboli e volti. È un esercizio con cui mi sono dilettato in anteprima, con i primi nomi messi in circolazione. È stato un esercizio divertente, che ha suscitato timidi sorrisini e qualche simpatica perplessità.
 
Alberto Ianes
Ex esponente di Costruire Comunità
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