Che spettacolo Trento vista dall'alto

Per fortuna che quella di ieri era una giornata bigia. E per fortuna che quattro soci lombardi del Cai, in vacanza a Madonna di Campiglio per fare escursionismo, vedendo il cielo nuvoloso hanno deciso di scendere a Trento per visitare la città. Altrimenti la prima giornata di riapertura al pubblico della Torre Civica sarebbe andata deserta. E sarebbe stato davvero un peccato, perché dedicare meno di un'oretta alla visita della torre che domina piazza Duomo è un piacere per gli occhi, ma pure un buon strumento per allargare gli orizzonti culturali e ripassare la storia più importante della città di Trento

di Daniele Battistel

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Per fortuna che quella di ieri era una giornata bigia. E per fortuna che quattro soci lombardi del Cai, in vacanza a Madonna di Campiglio per fare escursionismo, vedendo il cielo nuvoloso hanno deciso di scendere a Trento per visitare la città. Altrimenti la prima giornata di riapertura al pubblico della Torre Civica sarebbe andata deserta.
E sarebbe stato davvero un peccato, perché dedicare meno di un'oretta alla visita della torre che domina piazza Duomo è un piacere per gli occhi, ma pure un buon strumento per allargare gli orizzonti culturali e ripassare la storia più importante della città di Trento.
Novecento anni di vita, undici piani, un orologio, due campane: eccoli i numeri della torre. Ora anche Trento finalmente se ne riappropria. Pensiamoci: in tutte le città del mondo esiste un campanile, una torre, un osservatorio in un punto centrale della città che è meta affollata dei turisti che vogliono avere una visione d'insieme. A Trento mancava. D'accordo, basta salire all'ex Panorama di Sardagna in funivia o prendere la macchina fino a Martignano per vedere Trento dall'alto. Ma vuoi mettere farlo da piazza Duomo, vedere una a una dall'alto le vie del centro storico, scoprire che sopra gli antichi palazzi visti sempre con il naso all'insù esistono piccole ma incantevoli terrazze da cui i (fortunati) proprietari possono godersi la città?
Ebbene adesso, dopo due anni di restauro e l'autorizzazione all'apertura al pubblico, questo piccolo ma gustoso piacere è alla portata di tutti. Basta telefonare al Museo diocesano e prenotare la visita scegliendo tra i due orari: le 16 e le 17. Si pagano 7 euro e prima di salire si firma una sorta di liberatoria: gli spazi sono stretti, le scalinate sono ripide (i gradini sono 156) e dunque bisogna prestare attenzione. Ma ne vale la pena. Assolutamente.

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