Raffaelli si propone  per il dopo Pacher

Un presidente di transizione, un nome super partes per salvare la coalizione di centrosinistra. E senza bisogno di indennità. È il ruolo per cui si rende disponibile Mario Raffaelli, 67 anni, già parlamentare e sottosegretario socialistaI tuoi commenti

di Luisa Maria Patruno

raffaelliTRENTO - «Ritengo altamente improbabile che io sia candidato presidente della Provincia, anche se c'è chi mi propone, come Ballardini e il professor Pombeni. Di certo, però, intendo dare il mio contributo politico, che sia come candidato presidente di transizione, se al centrosinistra servirà una persona sopra le parti, o se implode e avrà bisogno di una scialuppa di salvataggio, oppure come candidato di lista o anche solo come tecnico esterno». A Mario Raffaelli, 67 anni, socialista (ma non più iscritto a quel che resta del partito), ex sottosegretario e parlamentare per 15 anni (dal '79 al '94) nella stagione della Prima Repubblica, è tornata la voglia di impegnarsi in politica, dopo uno sfortunato tentativo nel 2003, quando si candidò alle elezioni provinciali con la Sinistra democratica e riformista (lista dei Ds allargati) ma non venne eletto.
Ora Raffaelli è uno dei protagonisti del gruppo di esponenti della società civile denominato «Trentino 33», che questa mattina dalle 11 in poi al Grand Hotel Trento ha presentato delle proposte di contenuto per lo sviluppo del Trentino nei prossimi vent'anni. Il gruppo è composto da un piccolo numero di personaggi più o meno noti, molti dei quali hanno già avuto esperienze politiche: Gianni Bonvicini, Claudio Bortolotti, Marcello Carli, Marco Dalla Fior, Aldo Duca, Paolo Farinati, Paolo Foradori, Enzo Passaro, Mario Raffaelli, Carlo Stefenelli, Oliviero Stock .
Qual è l'obiettivo del vostro gruppo?
Noi siamo partiti qualche mese fa quando l'annuncio di Alberto Pacher ha fatto venire meno ogni discorso di continuità. Io infatti penso che la discontinuità sia nei fatti, sia perché per la prima volta il Trentino si trova in una fase di calo di risorse sia per il venire meno appunto di una leadership del centrosinistra di 15 anni troppo forte che non ha lasciato eredi. Questa situazione, soprattutto a Gianni Bonvicini e a me, ha fatto pensare che non ci fosse una consapevolezza delle conseguenze. Serve un cambio di paradigma.
Bonvicini ha dichiarato sul Corriere del Trentino che serve una «grande coalizione». Volete una coalizione dal Pd al Pdl?
Certo che no. E non credo che Gianni intendesse dire una grande coalizione con il Pdl ma solo che il centrosinistra ha bisogno di allargare i suoi confini.
Fino a Progetto Trentino di Grisenti, con il quale condividere l'abolizione delle Comunità e il sì alla Valdastico?
Progetto Trentino non si sa cosa voglia fare sul piano politico. Comunque Grisenti verrà al nostro incontro insieme a Nicoletti, Tonini, Rossi, Pietracci e qualcuno dell'Upt.
Avete deciso di presentare delle proposte programmatiche perché non vi piacciono quelle del centrosinistra autonomista?
Noi abbiamo proposto una visione di lungo respiro sui prossimi 20 anni. E comunque non abbiamo ancora visto il programma del centrosinistra, il Pd l'ha abbozzato in un'assemblea. Il Patt dice di averlo e lo presenterà. Noi facciamo una proposta di revisione istituzionale che parte dalla Regione, passa dalle Comunità di valle per arrivare ai poteri del presidente della Provincia e al rapporto con il consiglio provinciale e con l'alta burocrazia.
Il presidente della Provincia ha troppo potere? Volete rivedere l'elezione diretta?
Noi abbiamo la presunzione di fare una proposta organica. Per noi c'è un problema di alta burocrazia e rapporto con la politica. L'altro è quello del rapporto tra presidente, giunta e consiglio provinciale. Nessuno pensa di tornare indietro: quindi devono rimanere l'elezione diretta del presidente e i suoi poteri, che però devono essere temperati.
Come?
Noi facciamo due esempi. Sulle nomine negli enti si deve istituire una commissione speciale del Consiglio che abbia il potere di ratificare con una maggioranza qualificata le nomine della giunta. Il sistema attuale infatti non funziona. Poi che il presidente possa essere cambiato una volta dalla stessa maggioranza andando a votare non oltre i 18 mesi dall'eventuale cambio.
Ma lei non pensa di aver già dato? Perché torna in pista?
Io sono stato solo 15 anni in Parlamento. Non ho fatto altro. Ho il vitalizio e dunque non prenderei neppure l'indennità se fossi eletto. Sarei un presidente di transizione e non mi si potrebbe accusare di voler fare carriera.

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