Fraccaro: «No a Prodi, preferisco Rodotà o Strada»

«Le Quirinarie sono un esempio fantastico di democrazia, alla fine i partiti ci seguiranno in questa prassi partecipativa». Il deputato trentino del movimento Cinque stelle Riccardo Fraccaro è particolarmente soddisfatto della prima esperienza on line per la selezione del candidato alla presidenza della Repubblica. Domani, il secondo turno, dal quale uscirà il nome che i parlamentari M5S saranno chiamati a votare in aula, da giovedì

di Zenone Sovilla

«Le Quirinarie sono un esempio fantastico di democrazia, alla fine i partiti ci seguiranno in questa prassi partecipativa».
Il deputato trentino del movimento Cinque stelle  Riccardo Fraccaro  è particolarmente soddisfatto della prima esperienza on line per la selezione del candidato alla presidenza della Repubblica. Domani, il secondo turno, dal quale uscirà il nome che i parlamentari M5S saranno chiamati a votare in aula, da giovedì.
 

Qual è il suo candidato preferito?
«Non ho ancora deciso, ma sceglierò tra figure come Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky e Gino Strada. Mi sarebbe piaciuto vedere tra i dieci nomi anche Maurizio Pallante, il fondatore del movimento per la decrescita felice, che incarna una visione economica orientata realmente alla qualità della vita».
 

Nei dieci ci sono anche Caselli, Fo, Grillo, Gabanelli, Imposimato e, forse a sorpresa, Romano Prodi: lei voterebbe l'ex premier?
«Per ragioni intuibili, non è certo il mio candidato. Ma se prevarrà, mi adeguerò: noi parlamentari, infatti, avremo l'obbligo di votare solo il nome indicato dai cittadini, ovviamente anche nel caso non fosse di nostro gradimento».
 

Viste le premesse, potrebbe uscirne, alla fine, una candidatura probabilmente gradita al Pd.
«In questi giorni molti colleghi del Partito democratico guardano con interesse alle Quirinarie e ne parlano con noi. Mi rendo conto che potrebbe essere spiazzante, in qualche modo, sapere che il nostro movimento voterà una figura di un certo tipo, mentre loro, magari, avranno ricevuto dal partito indicazioni diverse e meno convincenti, dopo accordi segreti con il Pdl. Si vedrà da giovedì che cosa accadrà nel segreto dell'urna; io, fra l'altro, avrò anche l'onore di essere segretario d'aula».
 

Il sabotaggio informatico che aveva inficiato le Quirinarie giovedì, imponendone la ripetizione, ha suscitato commenti anche critici.
«In realtà, l'accaduto ha dimostrato che il sistema è controllato e trasparente. Un'affermata società di certificazione ha vigilato ed è intervenuta perché le intrusioni avevano modificato i voti espressi».
 

Lei è membro dell'Ufficio di presidenza della Camera, dove il suo movimento preme sul fronte dei tagli ai costi della politica. Questa settimana avete discusso anche di retribuzioni dei parlamentari: che cosa ne è uscito?
«C'è stato un confronto informale sul trattamento economico complessivo dei deputati, che si è basato su una comparazione con i componenti delle assemblee legislative di Germania, Gran Bretagna, Francia e del Parlamento europeo. Ci hanno presentato una tabella che vedeva l'Italia all'ultimo posto ma abbiamo visto che mancavano molte voci di introiti complementari, perciò abbiamo chiesto che l'analisi venga rivista. In ogni caso, il principio da noi affermato è che ciò che guadagnano i parlamentari sia proporzionale al reddito dei cittadini. Dunque, se in Germania un operaio riceve duemila euro netti e uno italiano mille, noi qui dobbiamo prendere la metà rispetto a un collega tedesco».

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