«Basta con le croci»

Croci sempre più grandi, autoreferenziali che devastano le vette delle montagne più belle del mondo «per rappresentare una fede ostentata ma poco spontanea». Mountain Wilderness lanciata l'ennesima... crociata ambientalista: combattere la moda del piantare «ingombranti strutture di diverso tipo, da quelle tecnologiche a quelle più dichiaratamente simboliche, portatrici di messaggi storici, religiosi, artistici o fantastici»

di Daniele Battistel

croce cristo pensanteCroci sempre più grandi, autoreferenziali che devastano le vette delle montagne più belle del mondo «per rappresentare una fede ostentata ma poco spontanea». Mountain Wilderness lanciata l'ennesima... crociata ambientalista: combattere la moda del piantare «ingombranti strutture di diverso tipo, da quelle tecnologiche a quelle più dichiaratamente simboliche, portatrici di messaggi storici, religiosi, artistici o fantastici».
«Ormai - scrive Luigi Casanova - la montagna viene usata come palcoscenico di ambizioni personali o di gruppo, per imporre aggressivamente convinzioni religiose, marcare il territorio con un proprio segno inconfondibile, o per costruire business».
Per Mountain Wilderness questa discutibile abitudine sta tracimando su ogni cima, «anche all'interno di aree particolarmente delicate e tutelate da disposizioni nazionali e internazionali, come parchi naturali e riserve, siti Sic (Siti di interesse comunitari) e Zps (Zone di protezione speciale). Basti pensare al dinosauro di tre metri per sei spuntato sulla cresta del Pelmo, montagna dolomitica inserita nei Monumenti del Mondo dell'Unesco. Per quanto riguarda il Trentino Casanova cita la statua del Cristo pensante e la croce posati, con l'aiuto dell'elicottero su cima Castellazzo, sulle Pale di San Martino «in pieno parco naturale». «Oltre ad essere brutto - insiste l'ambientalista - è volgare perché dà il senso della speculazione economica e turistica, che prende in giro la religiosità profonda, quella vera».
Da qui l'idea di una proposta - che ha ricevuto l'appoggio di altre associazioni ambientaliste quali Wwf, Italia nostra, ma non della Sat - di invitare le amministrazioni pubbliche «a regolare, nel rispetto dei luoghi e delle diverse sensibilità dei loro frequentatori, l'installazione di croci gigantesche (anche illuminate di notte), di crocifissi, di statue di madonne e di santi, di altarini in ricordo di defunti, ovvero di opere artistiche di carattere profano. Siamo convinti che le montagne non abbiano bisogno di crocifissi e madonne per invitarci a pregare».
Per Mountain Wilderness è necessario chiedere una revisione e una rimozione di tante opere imposte alle vette, ormai sovradimensionate e ingiustificabili «che incidono in modo negativo sulla percezione del paesaggio montano nazionale». Addirittura si punta ad imporre alle organizzazioni di promozione turistica la massima sobrietà nella apposizione di simboli religiosi e artistici in montagna «in modo che tali strutture vengano sottoposte a una precisa regolamentazione e normativa urbanistica».

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