Michele Nicoletti:  «Bisogno di cambiare»

Il segretario del Pd: «Sarei pronto a dimettermi se ci fosse un’alternativa». «Noi andiamo avanti e cerchiamo persone nuove. Ci sono quelle che si sono rese disponibili. Anche durante le ultime primarie si è capito che c'è una forte richiesta di cambiamento. Si è compiuto un ciclo a livello nazionale e provinciale. Se ne deve aprire uno nuovo»

di Andrea Tomasi

TRENTO - Dimissionario ma non troppo. Il giorno dopo, nel Pd, c'è chi scherza sulle dimissioni del segretario provinciale Michele Nicoletti. Confronto intenso, quello di coordinamento e assemblea. Venerdì il deputato è entrato nella sede del partito da segretario e, dopo una lunga discussione in cui si era spogliato della carica «mettendola a disposizione», è uscito da segretario. La sommatoria delle cariche di deputato e di timoniere del Pd trentino - dice - non rappresenta un problema perché quella della conferma è una soluzione individuata, in maniera collegiale, per il bene del partito e comunque temporanea. «Resterò fino al congresso».
Nessuna incoerenza da parte sua?
«Avevo annunciato che avrei dato le dimissioni. Le ho date. Nel dispositivo approvato ieri (venerdì, ndr) si dice chiaramente che si chiede al segretario di restare in carica fino alla conclusione del suo mandato».
Quindi nessuna contraddizione.
«Io non avrei difficoltà a dimettermi domani dalla carica di segretario se solo ci fosse un'alternativa».
Non c'erano altre vie?
«Come coordinamento si è deciso che - essendo ormai vicini alla fine del mandato - non era il caso di rimescolare le carte. In questa fase ci sono cose ben più importanti di una carica all'interno del partito».
Insomma si tratta di polemiche sterili.
«Le questioni interne ai partiti, soprattutto di questi tempi, sono le ultime cose che possono interessare alla gente, indaffarata con i problemi veri».
E adesso voi dovete pensare alle elezioni provinciali, all'individuazione del candidato o della candidata alla presidenza della Provincia.
«Noi andiamo avanti e cerchiamo persone nuove. Ci sono quelle che si sono rese disponibili. Anche durante le ultime primarie si è capito che c'è una forte richiesta di cambiamento. Si è compiuto un ciclo a livello nazionale e provinciale. Se ne deve aprire uno nuovo».
Pinter parla della necessità di una carta di intenti della coalizione, per definire prima un programma. Poi ci devono essere i candidati che si riconoscono nei vari punti. Lui rivendica anche un ruolo nel segno della continuità nel solco del centro sinistra autonomista.
«Questra è la linea di tutti. La responsabilità delle scelte è in capo ai partiti, ma non solo. Ci deve essere un confronto ampio con i movimenti, con le realtà economiche e con la società civile. Pensare che solo i partiti possano elaborare una piattaforma significa non avere capito cosa sta succedendo. Comunque nel Pd le decisioni vengono prese quasi sempre all'unanimità».
Anche in occasione della conferma alla segreteria?
«No. Qualche astensione c'è stata. Ma non c'era il tema della spaccatura. L'alternativa era andare subito a congresso. Si è valutato che quella, in questo momento, non era la scelta giusta da fare». 

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