Scuola / Il caso

Rovereto, la denuncia di una mamma: «Mio figlio aggredito a ricreazione»

Il racconto: “Lui di prima media, l’altro di terza: è stato insultato, spinto contro il muro ed è caduto a terra sbattendo la testa contro il battiscopa. Prognosi di sei giorni. Rimane la paura di riaffidare il figlio alla scuola nelle mani di dirigenti e professori ai quali interessa poco quanto accade agli alunni”

BULLISMO L'indagine tra gli studenti e i professori

ROVERETO. Il figlio aggredito durante la ricreazione da un compagno di scuola. La corsa al pronto soccorso, la paura del ragazzino di tornare a scuola e, dice la mamma, «la mancata solidarietà di chi di dovere». C'è tutto questo nella densa testimonianza di una madre che ha deciso di rendere pubblico quello che è accaduto a suo figlio e quello che ne è conseguito.

Una vicenda di bullismo che avrà anche strascichi in tribunale visto che la famiglia del picchiato si è rivolta ad un avvocato. 

I fatti sono avvenuti in una scuola media di Rovereto. «Sono stata chiamata dalla professoressa coordinatrice di classe - prosegue la testimonianza - alle 10.40. Una telefonata con la quale mi comunicava che mio figlio aveva subìto un'aggressione da un compagno di scuola (mio figlio in prima e l'aggressore in terza) che lo aveva spinto a terra».

«Arrivata a scuola in pochi minuti, mi rendevo conto che mio figlio, in lacrime, teneva sulla nuca un sacchetto di ghiaccio. Aveva già un bernoccolo molto evidente e la pelle della testa abrasa. Mi veniva comunicato che il compagno di terza lo ha cercato scientemente, insultandolo con epiteti offensivi e volgari e poi lo ha spinto violentemente sul muro facendolo cadere a terra. Ha così sbattuto la testa sul battiscopa, rischiando la rottura dell'osso del collo».

«I professori presenti - continua la donna - hanno confermato la versione rendendosi testimoni del fatto, avvenuto in pochi secondi senza che vi sia stata la possibilità di una reazione da parte di mio figlio, che non ha potuto accorgersi dell'imminente aggressione. Arrivati al pronto soccorso, siamo stati ricoverati per 24 ore in osservazione, perché come detto dalla dottoressa, ematomi così estesi sulla nuca, 3x3 centimetri, sono più pericolosi che una botta sulla fronte, e un trauma cranico va monitorato al fine di scongiurare eventuali emorragie cerebrali. La prognosi è stata di 6 giorni, salvo complicazioni».

«Il giorno dopo, mercoledì, mio marito ha scritto una email al dirigente, allegando il certificato medico dell'ospedale e chiedendo quali precauzioni intendesse intraprendere a scuola, nei confronti dell'aggressore (a parte una nota disciplinare fatta lo stesso giorno), posto che a distanza di una giornata, mio figlio oltre ai danni fisici patiti, aveva anche il timore di tornare a scuola rischiando di incontrare il bullo. Mi chiedo se i momenti dedicati alla lotta alla violenza, siano stati solo un dovere morale alla memoria di Giulia Cecchettin e non per condannare la violenza in tutte le sue espressioni. Mi chiedo cosa possa servire uno psicologo a scuola e infinite ore di educazione civica sulla lotta contro il bullismo, se poi gli stessi dirigenti e professori sono assenti rispetto alla solidarietà per una vittima di bullismo e di un episodio di violenza avvenuto all'interno della scuola, senza nemmeno chiedere scusa per non aver potuto evitare il fatto. "Perché sono in pochi", così si è scusata la professoressa quando ho chiesto se vi è sorveglianza durante la ricreazione».

«Da genitori, oltre alla delusione del comportamento tenuto, rimane la paura di riaffidare il figlio alla scuola nelle mani di dirigenti e professori ai quali, evidentemente, interessa poco quanto accade agli alunni, tanto basta fare denuncia all'Inail, per avere tutela. Abbiamo dato mandato all'avvocato di agire e vogliamo solo denunciare questi atti di violenza a scuola, seguiti dalla mancata solidarietà di chi di dovere».

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