Cultura / L’idea

La nuova proposta di Sgarbi: «All’ex Anmil faremo un secondo Mart»

Il presidente del museo di Rovereto: «L’hanno già fatto a Rotterdam: è una forma di fruizione inedita, che valorizzerebbe opere di artisti come Morandi, Burri, Fontana, che qui sarebbero finalmente visibili». La struttura in cemento, abbandonata dagli anni ‘70, è di Patrimonio del Trentino ed è tutelata

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di Matthias Pfaender

ROVERETOUn "Mart 2" all'ex Anmil. Una propaggine (costola, filiale, succursale, sede distaccata che dir si voglia) del museo ospitata all'interno dell'incompiuta per eccellenza della storia di Rovereto, lo scheletro di cemento armato dalle linee curve che dalla fine degli anni 60 ricorda, assediato dalle sterpaglie, su al Bosco della città, l'ineffabile capacità italica di sprecare denaro.

Una suggestione tanto azzardata quanto affascinante. Non arrivasse da Vittorio Sgarbi, la si potrebbe facilmente bollare come "sparata" senza capo né coda. Ma, appunto, è Sgarbi a proporre la cosa. E dato che sulle capacità di azione e visione dell'uomo in quel di Corso Bettini il Trentino, anche quello più ostile all'ex sottosegretario, ha smesso da tempo di fare ironia, è il caso di approfondire la cosa.

Cosa propone Sgarbi?
«Un "Mart 2" all'ex Anmil, che diventerebbe il nuovo deposito del Mart, dove finirebbero le 20mila opere che abbiamo e che non riusciremo mai a fare vedere. Ad oggi esponiamo il 15% delle opere che il Mart ha in proprietà o in custodia. Lì potrebbero essere valorizzate, in parte esposte. Ho in mente qualcosa di simile a quanto fatto a Rotterdam, al Museum Boijmans Van Beuningen, dove si sono inventati il "Depot", il più grande deposito di arte aperto al pubblico. Una forma di fruizione nuova, che valorizzerebbe tanti capolavori di artisti come Morandi, Burri, Fontana, che qui sarebbero finalmente visibili». Non solo: nello spazio immenso di 36mila metri cubi lungo i quali si sviluppa l'ex Anmil Sgarbi progetta anche «una sezione dedicata al restauro, con laboratori e corsi di formazione», e «una parte residenziale, per residenze d'artista ma non solo. È uno spazio così versatile e bello...».

Perché Sgarbi lo propone?
Il sogno "Mart 2" ha di suo una genesi molto concreta. Il deposito interrato del Mart, un caveau sotterraneo che ospita come detto migliaia e migliaia di opere, sia di proprietà che di collezioni private, è ormai pieno. E le proiezioni di gestione del museo vedono prossimi altre donazioni, affidi e acquisizioni. Quindi, serve altro spazio. In più, sta per arrivare a scadenza il contratto di affitto che il Mart ha in essere, fin dalla sua apertura, ormai venti anni fa, con un privato per un magazzino a Volano, dove sono conservati materiale di allestimento, scenografie e imballaggi per opere d'arte. L'affitto è di 60mila euro all'anno. Quindi, finora è costato circa 1,2 milioni di euro. Soldi che il museo vorrebbe poter finalmente risparmiare.

Perché l'ex Anmil?
«Mi è stato proposto dalla Patrimonio del Trentino, che ne è proprietaria. Sono andato su a visitarlo, e mi ha molto colpito. È inserito in un luogo naturale molto bello. Il progetto della Provincia, cui appartiene, era di abbatterlo. Ma non si può fare, perché la bella architettura di circa 35mila quadri è tutelata dalle belle arti (per il diritto d'autore del progettista, l'architetto Luciano Perini, scomparso nel 2021, ndr).

In più all'interno della stessa programmazione di consiliatura della Provincia, valida per i prossimi cinque anni, si fa riferimento all'ex Anmil e alla esperienza di Rotterdam. E poi è già della Provincia, quindi sarebbe a costo zero, fatta salva la progettazione, che ho già detto ai miei uffici di iniziare a elaborare. Fugatti l'ho già sentito, ha detto che andrà a vedere di persona. Vorrei che la mia proposta fosse raccolta dalla città di Rovereto, che la politica, sia di destra che di sinistra avvii un dibattito in merito».

Cos'è l'ex Anmil.
Il complesso giace abbandonato al Bosco della Città dalla fine degli anni 60, quando l'allora "Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro" decise di abbandonare la struttura, il cui scheletro esterno era ormai completato, e di soprassedere al progetto di farvi una clinica per invalidi e mutilati del lavoro. In parole povere, è composto di due edifici principali che si sviluppano su tre livelli. La maestria con la quale furono edificati determina che ancor oggi, dopo più di 60 anni di abbandono alle intemperie e ai vandalismi, sono quasi perfettamente conservati.

Un pregio architettonico che non ha impedito che da anni in città - pur con significative eccezioni - la scena sia dominata dal partito dell'abbattimento, al fine di riconvertire l'area a verde. Ma le ruspe, più volte autorizzate nel corso degli ultimi lustri da Comune e Provincia, sono state puntualmente fermate. Prima dal periodo di nidificazione di uccelli protetti, poi dalla questione già citata del diritto d'autore del progettista, cosa che ha di fatto congelato tutto.

Nel mentre, una serie di proposte e sparate: farne una accademia di canto lirico, una clinica privata, eccetera. Negli anni le stime sul costo di un eventuale ripristino si sono succedute senza ordine. Ma tutte viaggiavano in una forbice tra i venti e i trenta milioni. «Senza contare - citava un vecchio assessore all'Urbanistica - che per renderlo fruibile servirebbe altrettanti investimento per costruire servizi, sottoservizi, impianti, strade di accesso...».

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