Lavoro / Il caso

Che fatica lavorare in Comune: boom di richieste di part-time, l’amministrazione detta una stretta

Uno su quattro chiede di ridurre l’orario: lo smart working non basta, tutti vogliono più tempo per la famiglia. E Palazzo Podestà deve dire di no

di Nicola Guarnieri

ROVERETO. Un dipendente comunale su quattro ha chiesto e ottenuto il part-time. E stiamo parlando di un'azienda con quasi 500 dipendenti che, evidentemente, non riescono a far combaciare l'esistenza domestica con il mestiere. La richiesta, attenzione, non è dovuta a malessere, perché l'ambiente di lavoro è cattivo, ma proprio per la difficoltà a gestire una famiglia.

Dimezzare l'orario d'ufficio, però, rischia di creare problemi, tanto che palazzo Pretorio ha deciso di mettere un tetto al part-time fissando come quota massima il 26%. Arrivati a questa soglia chi insiste per un orario ridotto resterà insoddisfatto. Nel dopo Covid - perché questo è il discrimine attuale - molti dipendenti hanno messo sul piatto della bilancia i valori a cui dare peso. E gli affetti hanno pesato di più. Tanto da voler ridurre la presenza a palazzo Pretorio per dedicarsi ai figli o ai propri anziani.

Il Comune di Rovereto, per capirci, da qualche anno è attento alle esigenze dei propri lavoratori e, d'altro canto, ha chiesto e ottenuto dalla Provincia la certificazione «Family Audit» (che qualifica un'organizzazione come attenta alle esigenze di conciliazione famiglia-lavoro dei dipendenti). Per questo sono state declinate varie azioni volte a migliorare la qualità di vita all'interno del municipio. Per l'amministrazione comunale, infatti, il lavoro deve essere sempre più considerato come un aspetto fondamentale per il benessere della persona e pertanto sempre in relazione con gli altri ambiti della vita, proprio come rappresentava Olivetti con l'esperienza di Ivrea '40: «Il lavoro è parte organica, non separabile dalla vita della comunità in tutti i suoi aspetti».

Per venire incontro alle esigenze di tutti, per capirci, si è optato per l'orario flessibile (col pomeriggio spesso e volentieri a casa) e l'uso massiccio, dove possibile (ovviamente non applicabile a chi sta allo sportello col pubblico), di smartworking.

«Sono stati costituiti, nei vari settori della struttura comunale, dei gruppi interni che hanno l'obiettivo di focalizzare l'attenzione sulle criticità e potenzialità evidenziate in fase di stesura del piano aziendale e contestualmente avanzare proposte di miglioramento. - spiegano in piazza del Podestà - Nell'attuale piano aziendale 2023-2024 le progettualità hanno mantenuto come prioritari gli obiettivi di efficientamento dell'azione amministrativa e di benessere dei lavoratori: obiettivi che non sono tra loro in contrapposizione ma che possono essere raggiunti mettendo in campo azioni specifiche e mirate. L'amministrazione ha così declinato varie progettualità».Il primo punto, come detto, riguarda la flessibilità oraria per conciliare davvero vita domestica e lavoro. Partendo dalla sperimentazione in periodo emergenziale, leggasi Covid, è stata elaborata la proposta di un nuovo orario che prevede di gestirsi le mansioni durante il giorno a seconda delle esigenze.

«Questa soluzione ha l'obiettivo di ridurre il ricorso al lavoro straordinario ed al part-time, una forma di conciliazione considerata ormai obsoleta e penalizzante soprattutto nei confronti delle donne lavoratrici».

É stato poi introdotto il cosiddetto lavoro agile: «Rappresenta una grande opportunità per migliorare la produttività nelle organizzazioni, accrescere il livello di engagement delle persone e rispondere ai bisogni di conciliazione vita privata-lavorativa. L'introduzione del lavoro agile ha anche l'obiettivo di ridurre traffico ed inquinamento a favore di una maggiore sostenibilità ambientale».

Tornando al part-time, il Comune lo considera una misura obsoleta di conciliazione lavoro-famiglia. «Il part-time, chiesto dal personale per rispondere ad esigenze personali e familiari temporanee, nel lungo periodo risulta penalizzante per il dipendente che ne fruisce (si pensi ad esempio agli aspetti pensionistici). Si ipotizza inoltre che la fruizione di un'ampia flessibilità oraria e la possibilità di svolgere il lavoro in modalità agile, possano far venire meno, o comunque ridurre, le richieste di part-time».

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