Rovereto / L'allarme

Risse e spaccio a due passi dal centro: l'esasperazione nell'area di vicolo Parolari

I residenti infuriati:  «Li vediamo tutti i giorni: qui si ritrovano, consumano, vendono e poi litigano tra etnie diverse. Non ce la facciamo più e abbiamo davvero paura»

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di Nicola Guarnieri

TRENTO. Non è stata una retata, non nel senso tecnico del termine per capirci, ma vicolo Parolari - al di là di quello che può pensare l'amministrazione comunale - è quello che si può definire una feccia. I residenti da tempo si lamentano e la colpa, il più delle volte, è stata data al bar Diamante. Che è chiuso da oltre un mese e dunque è esente da ogni colpa. Ma quella stradina a due passi dal salotto buono dell'Atene del Trentino emana paura. E crimine, insistono gli abitanti.

Il degrado va avanti da tempo ma i controlli delle forze dell'ordine non hanno mai riscontrato episodi drammatici. Eppure i filmati ci sono. Tanto che ieri i carabinieri hanno chiesto agli abitanti di fornire i video che, detto in sintesi, registrano spaccio di droga e violenza.

«Li vediamo tutti i giorni: qui si ritrovano, consumano, vendono e poi litigano tra etnie diverse. Non ce la facciamo più e abbiamo davvero paura».

Si parla di Bronx ma, quello, in qualche modo è stato sistemato dal governo degli Stati Uniti e dal sindaco di New York. Nella piccola Rovereto, invece, di fronte a queste cose viene nostalgia dei baiosi, gente che alcuni decenni orsono si faceva senza alzare le mani e senza disturbare gli altri. In vicolo Parolari, invece, è sorto uno Stato non riconosciuto che sembra fare quello che vuole.

«Non ce la facciamo più, davvero. Ieri mattina il gruppo di africani qua sotto ha apostrofato in maniera cattiva una donna e e ha minacciato di morte il marito».La denuncia è stata fatta e tre gazzelle dell'Arma sono arrivate sul posto. E i carabinieri hanno chiesto i filmati di quello che succede da mane a sera, esasperante e soprattutto sta mettendo in crisi adolescenti che certe scene le hanno viste solo in tivù.

«Qui serve l'esercito o comunque una pattuglia sempre presente», tuonano gli inquilini. Che stanno vivendo la realtà come un incubo, dopo anni spesi in mutuo per abitare a due passi dal centro storico ma un mondo sotto casa che è diventatati un film horror. «L'assassino di Iris Setti - ricordano - era sempre lì. Ora abbiamo davvero una grande paura per i nostri i figli che soffrono fino a quando non entrano nell'appartamento. Basta, davvero basta».

Gli episodi, segnalati per altro, parlano di minacce e aggressioni. E sempre con protagonisti dei balordi che si ubriacano e si fanno. A due passi, scusate la pedanteria, dal cuore urbano in una cittadina di provincia che si picca di essere la culla della cultura. Quella cultura che, evidentemente, è stata rinchiusa in un museo.

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