Rovereto / Le reazioni

«Sicurezza? Ma se quelli sono già qui a spacciare»: parlano i residenti di Santa Maria

Il dramma di una comunità dopo l'uccisione di Iris Setti al parco Nikolajewka, pochi giorni dopo l'omicidio di Mara Fait. «Non è questione di bianchi o neri: il parco è diventato invivibile e nessuno fa nulla: non ci mandiamo più  i bambini da soli». La vittima, 61 anni, è stata picchiata brutalmente sabato 5 agosto intorno alle 22 ed è morta poco dopo. L'aggressore Chukwuka Nweke, un 37enne senza fissa dimora di origini nigeriana, ora si trova in carcere

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ROVERETO. «Ma cosa vuole parlare di rispetto per una persona morta in maniera così violenta? Quella gente là non sa cosa voglia dire: già il giorno dopo la tragedia della povera Iris sono tornati a spacciare come nulla fosse... E lo hanno fatto a qualche metro di distanza dove è stata spezzata a colpi di pugni in faccia la vita di quella povera donna».

È una donna a parlare («per carità, non mi chieda il nome che non si sa mai visto la brutta gente in giro»), una signora di mezza età che abita in un appartamento del residence Europa, che dal suo balcone ha assistito in diretta all'omicidio di Iris Setti.

«Vanno e vengono a qualunque ora del giorno e della notte: li vedi arrivare a piedi o in monopattino, fanno un veloce giro, si passano di mano droga e soldi e poi spariscono. Anche se c'è chi si ferma qui a fumare e a bere per poi magari sbraitare e mettersi le mani addosso... Chiami le forze dell'ordine e prima di vedere una pattuglia passa anche mezz'ora... E le istituzioni vogliono fare qualcosa? O lasciamo che tutto vada in malora? Non dico il parco, ma il futuro dei giovani...».

«Guardi, questo è un parco ameno, dove i bambini giocavano allegri e spensierati - aggiunge un'altra signora che premette un "niente nome e niente foto" - fino a un anno fa. Ma dopo la pandemia tante cose sono cambiate, sono cambiate le frequentazioni e purtroppo, le mamme non si fidano più a lasciare i bambini da soli a giocare e purtroppo, come avete visto, succedono cose allucinanti...».

Il confronto tra i residenti dei condomini che si affacciano sul parco si anima: «Non è questione di bianchi o di neri - butta lì un giovane mentre entra in casa - ma è il parco che è una merda...». In quel parco dove è stata uccisa Iris Setti una mamma guarda il suo bambino che con altri ragazzini tira a pallone: «Non parlo solo di Rovereto ma anche di Trento: la situazione dei parchi pubblici è la stessa. Dopo le 18 ho smesso di frequentarli con mio figlio che comunque non lo lascio andare mai da solo. Non c'è sicurezza, inutile negarlo, vedi tante, troppe facce poco raccomandabili e cresce quel senso di angoscia e di preoccupazione: ormai quegli spazi sono diventati terra di nessuno. Anzi no, territori da non frequentare perché in mano a balordi e spacciatori».

E che la frequentazione del parco sia cambiata in peggio rispetto al passato lo conferma Chahrazad Mahfoudi che con il marito e tre bambini (11, 7 e 3 anni) vive all'ultimo piano di uno dei condomini e che ha visto, come tanti altri condomini, l'aggressione in diretta.

«Ma quell'uomo che ha ucciso quella signora l'avevo visto nel tardo pomeriggio ai giardini alla Pista, vicino al laghetto dei cigni dove porto i miei bambini perché sono più sicuri del parco Santa Maria. Girava senza scarpe e teneva una mano nella tasca dei pantaloni come volesse nascondere qualcosa e mi sembrava agitato. Quando ha visto i vigili urbani si è allontanato di fretta e non l'ho più visto. È ricomparso qualche ora più tardi là in fondo, tra gli alberi quando è scoppiato il caos».

Le urla, le invocazioni di aiuto... «Una cosa straziante: lei che chiedeva aiuto e lui che la picchiava e sembrava non smettere mai. Tanti di noi - racconta Chahrazad Mahfoudi - si sono affacciati al balcone. Qualcuno è sceso in strada per cercare di portare soccorso alla povera donna, ma alla fine quando ha visto di chi si trattava ha desistito: quell'uomo faceva paura con la sua forza incredibile. E ora, dopo quello che è successo, ci si fida ancora meno a frequentare il parco. Peccato, così bello ma così pericoloso...».

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