Rovereto / Il lutto

Una folla per l'ultimo abbraccio a Mario Savoia, figura storica dell'elettronica in città

Il notissimo commerciante se n'è andato a quasi novant'anni: la "Discoteca Savoia", tra via dalla Croce e via Tartarotti ha rappresentato, e continua a farlo, la musica e l'elettronica per tutti i roveretani. Questo pomeriggio, venerdì 7 aprile, l'addio nella chiesa parrocchiale della Sacra Famiglia

TRENTO. Oggi Rovereto ha dato l'ultimo abbraccio a una figura storica della città: Mario Savoia, commerciante di riferimento nel mondo dell'elettronica.

In molti si sono riuniti questo pomeriggio, venerdì 7 aprile, per i funerali che sono stati celebrati nella chiesa parrocchiale della Sacra Famiglia.

Savoia se n'è andato ad un mese dai 90 anni, che avrebbe festeggiato il 6 maggio: è stato uno storico commerciante della città che, nel tempo, ha preso per mano accompagnandola nell'era tecnologica.

La «Discoteca Savoia», tra via dalla Croce e via Tartarotti ha rappresentato, e continua a farlo, la musica e l'elettronica per tutti i roveretani.

Tantissimi roveretani hanno dato l’ultimo saluto a Mario Savoia, storico commerciante della città

Moltissime persone, nella chiesa parrocchiale della Sacra Famiglia per il cimitero di San Marco, a Rovereto, hanno reso l’ultimo omaggio a Mario Savoia, storico commerciante della città.

Un negozio che proprio quest'anno compie i sei decenni di vita e che era stato fondato nel 1963 dal fratello gemello di Mario, quell'Umberto Savoia che è stato uno dei più grandi artisti lagarini, il primo consigliere comunale dei Verdi in Italia e il suggeritore del Mart. Tanto che, dal 2017, la piazza sotto la cupola del museo nascosto in corso Bettini porta il suo nome.

Mario era fiero del fratello, gli ha dedicato libri e gli è subentrato alla guida della bottega più moderna dell'urbe lagarina. E, per restare nella nostra storia, il primo apparecchio elettrico sul quale ha lavorato è stato un «cacciamine», una sorta di metaldetector che nei primissimi anni Cinquanta del secolo breve aveva ancora un senso e un mercato.

«Il mio primo lavoro fu all'Augusta, la storica azienda che allora si trovava sotto l'albergo Aquila, poi trasferita in via Parteli e alla fine a Calliano. - raccontava all'inizio di questo terzo millennio - Iniziai lavorando sui cercamine: andavano ancora a valvole, con batterie da 90 volt che si caricavano in spalla. Poi la produzione si ampliò. Era venuto il tempo delle radio ad onde medie. Se ne costruivano, pezzo dopo pezzo, fino a cento al giorno. La produzione proseguì anche quando arrivò la modulazione di frequenza».

L'Augusta è stata una delle prime fabbriche di alto profilo della città e ci lavoravano ottanta persone che fornivano materiale a Siemens e «La voce del padrone».

Dallo stabilimento roveretano uscivano anche i lanciapiattelli elettronici destinati all'americana Douglas.

«Augusta - ricordava Savoia - altri non era che la mamma dell'ingegnere Sandro Torelli, alla quale veniva fatto visionare immediatamente ogni nuovo modello di radio perché desse il benestare a forme, colori e materiali. Quelli furono anni divertenti, ricchi di soddisfazioni, chi aveva voglia di fare riusciva ad esprimersi al meglio».

La passione per tutto quanto è energia, frequenza, comunicazione portò Savoia in quegli anni anche a fare qualche esperimento: «Nel 1953 il primo canale della Rai si vedeva solo a Trento, grazie all'antenna della Paganella. Rovereto era oscurata. Per vedere quel segnale andammo fino a Loppio, montammo un traliccio alto 20 metri e riuscimmo a captare il segnale da Milano. Incredibile».

Negli anni Cinquanta, Mario abbandonò il posto da tecnico in fabbrica per entrare nel negozio di famiglia.

«Si vendevano soltanto dischi, era il tempo del vinile, del microsolco, dei mangiadischi. Con quella prima attività vivemmo tutti i passaggi epocali che hanno portato all'era moderna. Iniziai anch'io a lavorare in negozio. Ricordo i primi hi-fi, marche che hanno fatto la storia: c'erano gli amplificatori Maranz, americani, i giradischi tedeschi della Thorenz, le splendide casse acustiche dell'americana AR3A».

E in bottega c'è rimasto per decenni, spiegando ai cittadini l'elettronica domestica, l'evoluzione delle specie dei supporti sonori, dei televisori e poi dei telefonini. Sempre prendendosi il tempo necessario per parlare con il cliente, che fosse un ragazzetto in età scolare oppure un pensionato spiegando il significato di led, pixel, frequenze e decoder.

Il negozio in pieno centro - in cui tutti i residenti in città e in Vallagarina ci sono passati almeno una volta - è cresciuto con la società, è rimasto al passo coi tempi.

«Puntammo su elettronica ed hi-fi - raccontava Mario - e fummo i primi a vendere in città gli articoli della nascente informatica, che muoveva i primi passi: Vic-20, Commodore 64, Amiga, poi i primi personal computer assemblati: dal 286 fino al Pentium e ai giorni nostri. Chiaramente ci dobbiamo sempre tenere aggiornati in questo settore, c'è tanto da capire, da spiegare ai clienti che vengono qui per chiederci consigli. Vorrei che sempre tornassero a casa con le idee chiare».

Telefonini di ultima generazione compresi. «Mi ricordo il primo Motorola che ho venduto, aveva ancora il display verde. Costava 3 milioni e mezzo, di lire naturalmente».

E già all'alba degli anni Duemila aveva previsto tutto. Il futuro? «Scompariranno i compact disc come i dvd, tutto verrà sostituito dalle memorie portatili. Nei televisori arriveranno gli oled, fatti di carbonio ed in grado di generare luce propria, per schermi anche pieghevoli. Lavorando in questo ambiente ci prepariamo alle innovazioni con anni di anticipo. Sappiamo come sarà il futuro, ma poi il resto lo fa il mercato».

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