Rovereto / L'appello

Nella Città della pace la fiaccolata per dire no alla guerra in Ucraina e chiedere azioni diplomatiche forti

Ieri sera, 24 marzo, in centro storico le bandiere arcobaleno e gli slogan contro le armi che seminano morte e terrore. È risuonato forte anche l'appello affinché il Comune si faccia promotore di una iniziativa decisa e bipartisan per favorire il dialogo e la fine dell'orrore

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ROVERETO. La città della pace non sta più in silenzio. Ieri sera, in occasione del 13esimo mese dall’invasione dell’Ucraina, Rovereto ha sfilato contro le bombe, contro la politica delle armi, contro il braccio di ferro tra superpotenze nucleari che tiene il mondo sul ciglio dell’apocalisse.

Da Borgo Santa Caterina le bandiere della pace, illuminate dalle fiaccole tenute da bimbi, adulti ed anziani, hanno sfilato per il centro storico, nel primo grande evento per la pace organizzato dalle associazioni vicine a “Europe for peace”, che hanno raccolto il testimone degli “aperitivi disarmanti” del circuito dell’AlterFestival, che per primi avevano portato in piazza quanti, e sono sempre di più, rifiutano il dogma dell’asservimento acritico ai piani degli Usa.

Rovereto ieri si è fatta sentire. E una voce in particolare, tra le tante levatesi contro la logica della guerra, ha scosso la quiete della città. Quella di Ennio Bordato. Esperto di relazioni industriali, ex sindacalista, fondatore di Aiutateci a salvare i bambini onlus, associazione creata nel 2001 per sostenere i bambini bisognosi della Federazione Russa e dei Paesi dove vivono popolazioni russofone. Soprattutto, molto vicino al sindaco di Rovereto Francesco Valduga.

Rovereto, la fiaccolata per chiedere un accordo di pace e la fine della guerra in Ucraina

A Rovereto, la città della pace, ieri sera una fiaccolata per chiedere più impegno politico e diplomatico internazionale per la fine della guerra in Ucraina. Ieri, 24 marzo, ricorreva il 13° mese di invasione russa, una triste e drammatica ricorrenza che è diventata dunque l'occasione per ribadire la necessità di maggiori sforzi nel nome dell'umanità e della pace, dopo tante morti e dolore

Ma è proprio contro il sindaco che oggi Bordato lancia un durissimo j’accuse. «Caro sindaco, Rovereto da città della pace è diventata la città del silenzio. Assordante. Dal 2014 una guerra taciuta semina morte. Oltre 15mila le vittime tra gli abitanti del Donbass. Oltre 150 i bambini uccisi, tante centinaia i bambini feriti e mutilati. Oggi un altro popolo fratello, governato da Kiev, vive in condizioni indescrivibili. Solo al fronte oltre 250mila vittime della esasperazione nazionalista ucraina e dei “consiglieri” occidentali che chiedono che si resista “fino all’ultimo ucraino”.

Fiaccolata nella città della pace per chiedere lo stop della guerra in Ucraina

La città della pace scende in piazza. Ieri, 24 marzo, ricorreva il 13° mese di invasione russa dell’Ucraina e a Rovereto c’è stata una fiaccolata per chiedere maggiori sforzi allo scopo di far tacere le armi e di interrompere la lunga scia di sangue [foto di Gianni Cavagna]

A Castel Dante riposano oltre ventimila vittime della Grande Guerra: italiani, austriaci, cechi, slovacchi, ucraini, russi … un po’ sopra la Campana dei Caduti, orgoglio della nostra città, che suona ormai per i sordi. Nell’aprile scorso alcuni consiglieri bipartisan avevano cercato di aiutarla, sindaco, ad uscire dallo stallo del “aspettiamo” ,“non conviene politicamente”, con un documento che poteva essere l’inizio di un ruolo importante per Rovereto».

Una proposta di mozione che, secondo Bordato, Valduga ha avuto la colpa di non fare propria. «Lei avrebbe ben potuto far assumere a Rovereto un vero significato di “città della Pace”. Contribuendo, anche solo parlandone, ad un dialogo sul significato di “pace”. Abbiamo ancora poco tempo per essere protagonisti, per evitare che la guerra in atto sia qui mero chiacchiericcio “politico”, volto a cercare visibilità per le imminenti elezioni provinciali. Caro Sindaco, Rovereto un tempo “Atene del Trentino”, sta scivolando sempre più nella Caporetto della Coscienza. Nel silenzio degli interessi personali “perché non si sa mai”.

Da qualche sabato molti portano fiori sul cannone davanti alle sue finestre. Sarebbe bello vederla fra loro, magari con la fascia tricolore, per aiutare chi sta chiedendo, inascoltato, un dialogo. Abbiamo ancora poco tempo per fermare la follia di chi, da un anno, rappresenta la drammaticità, la complessità, la pericolosità del quadro generale come fosse il derby Milan – Inter. La Pace non è un gioco, la Pace è sempre più in gioco». Ma. Pf.

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