Lavoro / Il caso

Mascherina obbligatoria in fabbrica. Ma per girare un video promozionale no, e gli operai scioperano

La protesta alla Dana, dove rimane l’obbligo di sicurezza, «sospeso» per tre quarti d’ora per esigenze di spot. E le maestranze non ci stanno: «Ci prendono in giro»

di Nicola Guarnieri

ROVERETO. Sciopero di quattro ore ogni fine turno alla Dana. Stavolta non c'entrano le rivendicazioni salariali o le condizioni di lavoro ma il principio. E non è certo cosa da poco visto che, tra norme sulla sicurezza e sorrisi televisivi, gli operai si sentono presi in giro.

Tagliando corto, dopo che la multinazionale ha giustamente tenuto il punto sulla sicurezza in tempo di Covid - con l'obbligo di mascherina durante il lavoro - ha pensato bene di girare uno spot televisivo dentro la fabbrica chiedendo ai dipendenti di infilarsi la mascherina in tasca per tre quarti d'ora, il tempo necessario per ultimare le riprese.

Una richiesta che, ovviamente, non è piaciuta tanto da spingere la Rsu a proclamare lo sciopero. Oggi, dunque, braccia incrociate per Covid. Non già per gli effetti nefasti della pandemia ma proprio per quell'ordine iniziale di aderire al protocollo di sicurezza - rispettato da tutti - interrotto dall'esigenza di mostrare volti e sorrisi alle telecamere.

«É un fatto gravissimo. - tuona Luciano Remorini della Cisl - Le misure anti-Covid hanno per mesi messo sotto stress i lavoratori che prima si sono visti buttare fuori dalle mense e poi obbligati a presentare codici fiscali per identità e ora, nonostante il gran caldo e gli allentamenti delle misure, sono costretti a tenere le mascherine sul luogo di lavoro. La Rsu ha chiesto all'azienda di allentare le misura ma la risposta della Dana è stata rigida e diretta: non si cambia niente almeno fino alla fine di giugno».

Poi è arrivata la «parentesi» incriminata. «Una presa in giro. É arrivata una troupe televisiva per girare un servizio alla Dana e l'azienda cosa fa? Passa il direttore dicendo a tutti di togliere le mascherine durante le riprese. Le maestranze si sentono prese in giro».

Avanti, dunque, con le rimostranze legittime: sciopero.

«É il solito modo arrogante che usano in direzione. - conferma Remorini - Alla Dana hanno dentro le varietà più diverse di pensiero. Per il Covid hanno subito adottato e seguito le normative del governo. Oggi siamo in una condizione in cui lo stesso governo allenta le misure ma Dana utilizza l'accordo fatto con le parti sociali per tirare dritto. Abbiamo provato, come Rsu, a parlare con Dana per chiedere l'allentamento anche per via dell'eccessivo calore. Tantopiù che gli operai alla catena sono già distanziati. Dana, però, dice che non a deroga al protocollo. L'altro giorno, poi, è arrivata una troupe televisiva e il direttore ci ha detto di togliere la mascherina per 45 minuti per le riprese. É pura arroganza e una presa in giro. I lavoratori, ovviamente, non l'hanno presa bene».

Anche la Fiom Cgil ha deciso di aderire allo sciopero. «Dopo due anni di protocollo anti-Covid, severo e concordato con i sindacati, l'azienda si è mostrata incongruente. - spiega Manuela Terragnolo - Sui posti di lavoro serve la mascherina ma non per i cittadini. La Dana, poi, ha fatto delle riprese in fabbrica e ha chiesto alle persone di togliere la mascherina. Così non va bene: la regola la fai rispettare sempre o la togli».Insomma, nonostante l'afa l'obbligo di coprirsi la faccia non è mai stato disatteso. Di fronte alla forza del marketing, però, le maestranze hanno deciso di non stare zitte ma di incrociare le braccia. Per principio appunto.

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