Lavoro / La richiesta

L’appello dei sindacati nella festa del Primo maggio: “Serve un patto per la sicurezza”

Durante la manifestazione di ieri a Rovereto posto l’accento anche sul tema della precarietà e delle difficoltà con cui lavoratori e pensionati stanno affrontando l’innalzamento dell’inflazione e il caro vita: “Il lavoro deve essere retribuito in maniera giusta”

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ROVERETO. Pace e sicurezza sul lavoro. Sono stati questi i due temi del Primo Maggio trentino che quest’anno Cgil, Cisl e Uil hanno scelto di festeggiare a Rovereto, dopo due anni di manifestazioni sospese. La scelta di Rovereto non è stata casuale: è la città simbolo della Pace in Trentino, ma è stata sede insieme a tutta la Vallagarina di un importante sviluppo industriale nel secondo dopoguerra.

Da qui è partita la cerimonia di ieri mattina, primo maggio, in Piazza Achille Leoni che dal dopo guerra ha ospitato la camera del lavoro, luogo simbolo delle lotte e delle conquiste delle lavoratrici e dei lavoratori e di un’intera comunità, ma anche sede delle prime sperimentazioni di unità sindacale nella nostra provincia. In ricordo di questo passato e perché ne resti memoria anche alle nuove generazioni il comune di Rovereto ha dedicato una stele con immagini, documenti e fotografie che narrano i fatti più significativi di quegli anni.

“Il Follone è un luogo simbolo della nostra città – ha ricordato stamane il sindaco Francesco Valduga – dimostrazione della capacità di riscatto e rigenerazione, luogo di operosità e innovazione, di rivendicazioni e ricomposizioni a cui dovremmo guardare anche oggi come comunità e come Paese per scelte condivise e lungimiranti”.

Primo maggio con le note di pace al Brione

Al Follone la stele dei lavoratori, dalle 14.30 in poi gruppi dal vivo e intrattenimento (Foto Cavagna)

Sulla storia del Follone e su cosa esso ha rappresentato per le prime sperimentazioni di unità sindacale si è soffermato anche il segretario generane della Cgil del Trentino, Andrea Grosselli che ha sottolineato l’opportunità di proseguire con sempre maggiore determinazione sulla strada dell’unità sindacale in Trentino “perché le sfide che abbiamo di fronte sono tante e impegnative e richiedono soluzioni innovative anche a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati”.

Grosselli dunque si è soffermato sul dramma della guerra in Ucraina, ribadendo la solidarietà del mondo del lavoro trentino ad un “popolo che sta lottando per la propria libertà e per la democrazia, contro un dittatore che non vuole riconoscere la loro scelta di essere parte dell’Europa. “Siamo per la pace e vogliamo la pace. Deve però essere una pace giusta, non alla prepotenza di un dittatore. Per questo dobbiamo sostenere la resistenza degli ucraini, consapevoli che tutto questo imporrà dei costi anche a noi”.

 

Anche Michele Bezzi, segretario della Cisl trentina, si è unito all’appello per un pace giusta, ma si è soffermato anche sul tema della sicurezza sul lavoro. “Le persone realizzano loro stesse in contesti di pace e democrazia, e in un lavoro dignitoso, dunque rispettoso della vita e sicuro. Ad aprile il Trentino ha pianto due morti sul lavoro. È ora di porre fine a queste tragedie con i fatti. Serve un patto condiviso con imprenditori e istituzioni per mettere in campo azioni concrete sulla formazione, sulla prevenzione, incentivi selettivi alle imprese che investono in sicurezza, percorsi sulla sicurezza dentro le scuole. La sicurezza sul lavoro riguarda tutti perché i costi sociali degli infortuni ricadono su tutta la nostra comunità, non solo su chi vive la tragedia in prima persona”.

 

Infine ha preso la parola Walter Alotti che ha posto l’accento sul tema della precarietà e delle difficoltà con cui lavoratori e pensionati stanno affrontando l’innalzamento dell’inflazione e il caro vita. “Il lavoro deve essere retribuito in maniera giusta. Oggi l’aumento dei prezzi sta impoverendo le famiglie. È ora di tornare ai tavoli di contrattazione per adeguare gli stipendi, ma è anche ora di usare la leva fiscale per maggiore equità e redistribuzione. E serve ampliare le misure di sostegno alle famiglie. Sia a livello nazionale sia a livello provinciale ”.

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