Sanità / La novità

Il debutto del nuovo direttore dell’ospedale di Rovereto: “Dopo il Covid polo più efficiente”

Michele Sommavilla arriva da un’esperienza professionale a Brunico: “Anche qui al Santa Maria del Carmine c’è la necessità di occuparsi di tutto, a 360 gradi”

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di Luisa Pizzini

ROVERETO. Nel giorno in cui i primi studenti, compresa sua figlia, hanno affrontato l'esame di maturità 2021, il nuovo direttore dell'ospedale di Rovereto, Michele Sommavilla, mercoledì 16 giugno si è presentato ufficialmente ai primari del Santa Maria del Carmine. Ma il suo non è stato un esame, perché quello lo ha superato in primavera quando si era presentato assieme ad altri due candidati per ottenere l'incarico e la commissione lo ha premiato. Ora, dopo aver lasciato la direzione medica dell'ospedale di Brunico che aveva assunto nel 2019, Sommavilla è pronto per prendere in mano le redini del secondo ospedale del Trentino. Direttore, si è insediato in ospedale. Cosa porta del suo bagaglio? «Sicuramente le mie esperienze. Da un certo punto di vista quello di Brunico è un ospedale simile a quello di Rovereto, non come dimensioni ma come logica. Il Santa Maria del Carmine è sulla dorsale dell'Adige, ben collegato anche a Trento, mentre quello di Brunico è in una valle, con problemi di traffico anche per via dell'affluenza turistica e una popolazione che triplica quando arrivano appunto i turisti, come qui. É un'ospedale più piccolo ma in cui mi dovevo occupare di tutto, a 360 gradi. E sarà così anche a Rovereto, mentre non lo era a Borgo Trento dove avevo una specializzazione».

Michele Sommavilla è nato a Vipiteno nel 1969, anche se i suoi genitori hanno origini trentine. Si è laureato nel 1997 in medicina e chirurgia all'Università di Verona, la città dove vive ora con la sua famiglia e dove, nel 2001, si è specializzato in igiene e medicina preventiva. Ha iniziato la carriera lavorativa all'Ulss n. 6 di Vicenza per poi passare all'Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona dove ha lavorato per quasi 14 anni anche come responsabile della struttura semplice di Igiene ospedaliera con particolare riferimento alla prevenzione delle infezioni da assistenza sanitaria. L'ultimo anno è stato particolarmente intenso.

«A Brunico eravamo appena usciti dalla tragedia dei pedoni investiti da un'auto in valle Aurina, che richiedeva anche la gestione di un'emergenza psicologica, quando è arrivato il Covid. È stata un'escalation».

La pandemia ha cambiato molto il modo di lavorare, soprattutto in ospedale. Quali sono le priorità ora?

«Abbiamo imparato a utilizzare meglio le risorse in questo periodo: si rivolge all'ospedale chi ne ha realmente bisogno, è maturata questa consapevolezza. Ha preso piede la telemedicina, ci siamo abituati ad avere una prescrizione al telefono, sono stati riorganizzati gli accessi. Spingere tutto questo, che inizialmente può disorientare, è una delle soluzioni per rendere più efficiente l'ospedale. Ripartiremo da qui. I primari me l'hanno detto prima: anche le sale operatorie sono diventate più efficienti. E questo significa poter gestire meglio proprio le risorse, anche se sono meno».

È stato presentato dal direttore generale Pier Paolo Benetollo nell'auditorium dell'ospedale.

«Ringrazio i dottori Giovanni Maria Guarrera e Luca Fabbri per essersi alternati nella guida a scavalco dell'ospedale garantendo il supporto necessario durante il difficilissimo periodo della pandemia e la continuità dell'attività di questa importante struttura della rete ospedaliera trentina - ha affermato Benetollo -. Nella nomina del nuovo direttore dell'ospedale la scelta è ricaduta su un professionista come Michele Sommavilla le cui competenze ed esperienze contribuiranno a rafforzare l'ospedale di Rovereto anche nell'ottica del ruolo essenziale della direzione medica di presidio nella riorganizzazione in atto. Abbiamo toccato con mano nel periodo appena trascorso il fondamentale contributo che il Santa Maria del Carmine ha dato nel corso della pandemia. Ora si riparte con le attività correnti ribadendo l'importanza dell'ospedale di Rovereto nell'essere il punto di riferimento di alcune reti di patologia, come lo è stato nella lotta al Covid».

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