Comunità / L'appello

Più api per tutti: il progetto per portarle nei prati incolti

Il progetto «Napi - Natura ed Api» invita i giovani a partecipare alle attività che puntano alla salvaguardia, al ripristino e al miglioramento della biodiversità

di Nicola Guarnieri

ROVERETO - Introdurre le api in zone critiche, dal punto di vista ambientale, e spingere i giovani ad allevarle per aiutare il clima a riprendersi dai propri malanni.

È questo, in sintesi, il progetto della Comunità della Vallagarina che ha scelto di puntare sull'industrioso insetto per creare opportunità occupazionali ma pure per tentare di salvare il salvabile in fatto di ambiente. L'iniziativa si chiama «Napi - Natura ed Api» e risponde al fabbisogno di favorire lo sviluppo degli approcci collettivi nella gestione del territorio e nell'integrazione tra agricoltura, turismo e, appunto, ambiente e punta alla salvaguardia, al ripristino e al miglioramento della biodiversità.

L'accordo è stato sottoscritto un paio di anni fa dalla Comunità di Valle e dai Comuni di Rovereto, Volano e Vallarsa ed ora è pronto con un finanziamento di 54mila euro ed un progetto elaborato ad hoc da esperti del settore come lo studio Gea di Cavalese dei dottori forestali Caterina Nocentini, Yuri Gori e Giovanni Martinelli e la collaborazione del Museo Civico.L'imperativo, come detto, è rispondere ad uno dei problemi impellenti che stanno affliggendo anche il territorio lagarino: la scomparsa degli insetti impollinatori.

Le api, d'altro canto, svolgono un ruolo fondamentale per il mantenimento dell'ecosistema delle specie vegetali, quindi con un interesse pubblico generalizzato. Gli enti interessati, dunque, si impegnano ad attuare una serie di misure di miglioramento alle aree individuate in modo da facilitare l'attività di apicoltura. Nella pratica, saranno stipulate convenzioni con le associazioni di categoria che dovranno prendersi cura delle zone messe loro a disposizione.

Questi siti diventeranno una sorta di parchi biologici dove introdurre e far crescere le api. L'accordo durerà cinque anni, rinnovabili, e il gestore degli spazi destinati all'introduzione delle specie mellifere autoctone dovrà occuparsi dello sfalcio dei prati per evitare il prolificare di erbe infestanti e che non fioriscono ma dovrà pure provvedere al decespugliamento per aumentare l'estensione delle superfici di allevamento e il recupero di prati aridi. Insomma, la Vallagarina vuole ripopolare la comunità delle pecchie che è stata drasticamente ridotta negli anni a causa del cambiamento climatico e dei pesticidi. Una delle spie degli effetti negativi dell'inquinamento e del riscaldamento globale è infatti la drammatica diminuzione delle api domestiche e selvatiche. Un campanello d'allarme da non sottovalutare visto che dagli impollinatori dipende oltre il 70% della produzione agricola per la nostra alimentazione. Un primo segnale arriva dalla produzione di miele. Nel 2017, a causa della siccità, è calata dell'80%.

E se non si inverte la rotta tra un secolo non ce ne sarà più una goccia. Proprio per le conseguenze della siccità, infatti, i fiori non secernono più nettare e polline e le api, in sofferenza per il clima anomalo, non solo non producono miele, ma rischiano di non riuscire a fornire il loro determinante servizio di impollinazione alle colture agricole. Gli apicoltori hanno da tempo lanciato l'Sos per la drastica riduzione del numero e della produttività degli alveari. I cambiamenti climatici, insieme alle pratiche agricole intensive che richiedono l'utilizzo di pesticidi pericolosi mettono in pericolo questo inestimabile patrimonio collettivo. Prati aridi e incolti, dunque, saranno convertiti per salvare le api e con loro l'ambiente e l'agricoltura.

Le zone individuate sono: Castel Pagan a Lizzana, Sant'Anna Lizzana, Campana dei Caduti, Albaredo, Colonia Goretti-Buse dei Cannoni Volano, località Fontane e Gazoi a Volano. Gli interventi previsti riguardano l'introduzione delle specie mellifere autoctone, lo sfalcio sia manuale che meccanizzato dei prati e il decespugliamento per aumentare l'estensione delle superfici di allevamento e il recupero di prati aridi. Per ogni area destinata al ripopolamento delle api, questa la prospettiva iniziale, si collocheranno 30-40 arnie per alveare.

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