San Colombano, un eremo che è un gioiello: mezzo milione di euro per restauro e rilancio

di Nicola Guarnieri - NO

ROVERETO - Mezzo milione di euro per ridare splendore all’eremo di San Colombano. La Provincia ha staccato l’assegno e l’ha consegnato al Comune di Trambileno per rimettere in sesto la “perla” incastonata nella roccia: verranno sistemate le scale e gli impianti tecnologici, oltre al parapetto sul ponticello d’accesso per una maggiore sicurezza. E servirà anche in piano di rilancio turistico.

Del progetto si è occupato l’architetto Sandro Aita e l’intervento assicurerà innanzitutto stabilità. L’ultima volta che si era messo mano al gioiello incastonato nella roccia con affaccio, da brivido per altro, sul Leno, era stato nel 1996, un quarto di secolo fa. Ma quello che spiace, in questo momento, è la mancanza di uno studio vero di rilancio turistico di un sito che è unico in Europa.

I nuovi lavori, comunque, oltre a sistemare gli intonaci, le scale e gli impianti tecnologici ipotizzano la realizzazione dei servizi igienici e del parapetto sul ponticello d’accesso per garantire sicurezza agli avventori.

Rimane da valutare uno sviluppo complessivo dell’area a livello turistico visto che il parcheggio esistente è un fazzoletto. Anche se, creando una passeggiata lungo il torrente, da Rovereto si potrebbero portare in loco frotte di turisti senza intasare la statale del Pasubio.

San Colombano, comunque, per i credenti è più di una chiesetta infilata dentro la montagna. Perché è un santuario a tutti gli effetti e questo, per capirci, lo ha deciso il Vaticano mica l’ente pubblico locale. La gola che lo ospita, poi, si è formata in un passato remoto e dentro questa cavità naturale il primo a infilarci qualcosa fu un monaco eremita nell’anno del Signore 753. Oggi, per ripararsi dentro il tempio, si devono calpestare 102 scalini, ovviamente incastonati nella roccia.

La leggenda narra che San Colombano giunse qui e uccise il drago (nessuna parentela con il presidente del consiglio incaricato da Mattarella) che causava la morte dei bambini battezzati nella acqua del Leno.

L’iscrizione incisa sulla pietra accanto al campanile, che appunto fissa l’agenda all’anno 753, fa pensare che quello fu il primo insediamento. Ma, per la cronaca, non si escludono precedenti. Anche perché se i primi arrivati non sapevano scrivere è lecito pensare che non lasciassero segni.

I primi documenti che attestano un lascito alla chiesa di San Colombano, d’altro canto, risalgono al 1319 e sono firmati dal conte Guglielmo Castelbarco.

L’eremo, comunque, era meglio noto come «Grotta dell’Eremita» e fu custodito ed utilizzato dai monaci devoti al santo irlandese (San Colombano abate) fino al 1782, anno in cui venne abolito il romitaggio da parte della politica laica di Giuseppe II d’Asburgo che delegava allo Stato la vita interna della Chiesa anche in materia liturgica e disciplinare.

In un periodo in cui il turismo, nonostante i muri del Covid, rimane la gallina dalle uovo d’oro, insomma, ogni iniziativa per rilanciarlo e incrementarlo è valida e ben accetta. Ed uno dei segmenti che, a livello mondiale, sembra attirare astanti in quantità è quello religioso. D’altro canto il Cammino di Santiago de Compostela e la Via Francigena, per citare i due più famosi, insegnano. E Rovereto e la Vallagarina hanno le carte in regola per inserirsi in questi circuiti che, tra l’altro, sono buoni in ogni stagione.

L’eremo di San Colombano, detta cinicamente, è una delle carte d’oro da giocare per attirare visitatori ma, ad oggi, a parte conservare il manufatto si è fatto poco o nulla per agevolare l’accesso al sito.

Un paio d’anni fa, a dire il vero, era arrivato il suggerimento dal presidente dell’Asat Vallagarina Mauro Nardelli che puntava ad aumentare i numeri già alti, visto il periodo limitato di apertura e la difficoltà di arrivarci: nei tre mesi di presenza dei volontari dell’associazione «Amici di San Colombano», per intenderci, ogni volta 5mila persone scelgono di salire i 102 scalini per respirare un’incredibile spiritualità. E di questi, si badi bene, il 15% viene dall’estero, compresi Corea del Sud, Giappone e Canada.

Dal punto di vista turistico, insomma, l’eremo incastonato nella roccia sta incantando tutto il mondo. Non solo per la sua suggestiva struttura architettonica ma anche per il silenzio e la contemplazione che l’antica chiesetta induce. E San Colombano, si badi bene, pur essendo nel comune di Trambileno è a due passi da Rovereto e per questo un collegamento anche solo pedonale, sfruttando magari l parcheggio dell’ex Cartiera, potrebbe essere una risorsa incredibile.

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