Mea culpa del Pd di Rovereto

«Solamente uniti e allargando il campo del centrosinistra autonomista, partendo da un progetto nuovo che si rigenera e riflettendo sulle scelte mancate in modo trasparente ed autocritico, potremo far fronte alle derive populiste dei partiti del ?no a prescindere?, che puntano su messaggi semplici e fanno leva sulla voglia di cambiamento, bollando tutto come negativo».  

È questa la convinzione del Pd uscita dall’assemblea pubblica all’Urban center. Un incontro partecipato e ricco di contenuti e di proposte che ha analizzato il risultato delle elezioni del 4 marzo («una batosta», il riconoscimento unanime) e tentato capire come ripartire. «Partiamo da Rovereto, dimostriamo che abbiamo delle cose da dire, che non ci interessano le opposizioni a prescindere, ma costruire un progetto di comunità con un Partito democratico protagonista, che dialoga con tutti e che è disponibile a far crescere e a coinvolgere chiunque voglia collaborare - ha detto Carlo Fait, segretario del circolo -. Vorrei partire dall’analisi di alcuni dati meramente statistici, che ci aiuteranno a capire il trend del consenso degli elettori del Pd alle elezioni politiche in Trentino dal 2008 ad oggi. Nel 2008 in Trentino il Pd, appena nato, prese 102.000 voti pari al 32% e a Rovereto 8.300 voti pari al 37%. Nel 2013 in Trentino in Pd prese 72.500 voti pari al 23% e a Rovereto 6.500 voti pari al 29%. Nel 2018 in Trentino abbiamo preso 57.000 voti pari al 18,5% e a Rovereto 4.659 voti pari al 22%. Questi macrodati tracciano in modo chiaro e indiscutibile il trend negativo del Pd nelle elezioni politiche dal 2008 ad oggi. In dieci anni abbiamo dimezzato i consensi e in dieci anni è cambiato il mondo. Il problema è che abbiamo stufato gli elettori che non sono più disponibili a tollerare la lotta per le candidature con un tasso di litigiosità autoreferenziale che fa perdere di vista i reali obiettivi di proposta politica. Ovviamente queste lotte fratricide non nascono dal nulla ma sono figlie di anni di correnti dentro il Pd che hanno portato il partito allo sfaldamento, con fuoriuscite più o meno sostanziose».

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