Colli Zugna, tornano i Nas Sequestrati 2 mila euro

Nei giorni dell'insediamento del commissario Bertuol, nuovo blitz del nucleo dei Carabinieri 

Giovedì i carabinieri del Nas sono tornati in cantina Colli Zugna. Lo hanno fatto, per altro, nel giorno in cui si è insediato il commissario Roberto Bertuol. Che, chiamato a tenere a galla la coop nella tempesta, dopo l’avvio dell’indagine per frode in commercio coordinata dalla procura di Rovereto, non ha un compito facile. Anche perché sono le stesse necessità dell’inchiesta che rendono difficoltosa l’operatività della cantina: giù, nelle botti, sono ora sotto sequestro qualcosa come 7 milioni di litri di vino. Che nessuno può toccare. Così come sotto sequestro erano anche gli uffici.


Ecco, Bertuol ieri ha avuto una prima buona notizia: sono stati dissequestrati due uffici, permettendo quindi anche al commissario la possibilità di prendere visione di quel che là c’è da fare. Soprattutto, di capire quali siano le urgenze, e quali i possibili obiettivi a breve e medio termine.
Il dissequestro ha portato tuttavia una sorpresa. Negli uffici, nel corso di un ultimo controllo, i carabinieri del Nas hanno trovato, nascosti in un cassetto, duemila euro in contanti, in banconote da 50 euro. Il denaro è stato sequestrato: la presenza di quei soldi non è, di per se stessa, indizio di qualche cosa di men che corretto. Ma è evidente la necessità di verificare il motivo per cui quel contante era custodito lì e in quel modo - non vicino ad un registro o a qualche documento che ne spiegasse provenienza e destinazione - e quindi è scattato il sequestro, per permettere le verifiche del caso.


Su tutt’altro fronte, potrebbe arrivare qualche svolta positiva rispetto all’operatività della cantina: gli inquirenti stanno infatti valutando la possibilità di concedere il dissequestro del vino legittimamente in conto vendita. È poco, rispetto all’intera mole di vino sequestrato: si parla di 50 mila litri sui 7 milioni totali. Ma è pur sempre qualche cosa. Il dissequestro resta ovviamente subordinato alle ultime verifiche contabili, relative a quel prodotto. Ma per lo meno per quel vino, potrebbe esserci uno sbocco positivo a breve.


Per il resto del materiale, è probabile serva parecchio più tempo. D’altronde l’indagine è estremamente complessa, e attualmente è alle sue battute iniziali. Due le ipotesi di reato per cui si procede: frode in commercio e contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari. Un’inchiesta complessa, che vuol fare luce su due aspetti. Innanzitutto c’è quell’acqua, trovata mesi fa nelle botti dagli ispettori della Federazione, nell’ambito dei controlli in vista del bilancio. L’acqua - meglio chiarirlo - non era mescolata nel vino. Le botti contenevano solo acqua. Un escamotage - dissero i protagonisti della vicenda, anche attraverso dichiarazioni ai giornali - per ovviare ad un disallineamento contabile scoperto a ridosso del controllo. Una stupidaggine per coprire un errore, insomma. Ma la procura vuol verificare non ci sia qualcosa di più. E poi c’è il rapporto con una cantina del Veronese, pure lei finita nell’inchiesta.

Allo stato attuale, si ricorderà, sono sette gli indagati. Tre i tecnici: l’ex direttore (poi licenziato) Luciano Tranquillini, l’ex enologo (licenziato) Enrico Malfatti e l’attuale direttore Germano Faes, chiamato in cantina solo negli ultimi mesi. A loro si aggiungono due amministratori: il presidente Paolo Saiani e il vicepresidente Francesco Moscatelli, entrambi dimissionari. Infine, Giancarlo Lechtaler, ex direttore della cantina Collis Veneto wine group e Rossana Ferrari, a capo della Ferrari srl di Verona. Per ora solo la difesa di Lechtaler ha fatto istanza di dissequestro. Gli altri, attendono probabilmente di capire qualcosa di più dell’indagine.

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