L'ex moglie trova il fumo e lo denuncia

Rovereto, imprenditore beccato con 70 grammi in casa. Ma il giudice lo grazia: è per uso personale

di Chiara Zomer

L'ex moglie, vedendo una pezzetto di hashish in un cassetto, non ci ha pensato su due volte: ha chiamato i carabinieri e ha denunciato l'ex marito, forse preoccupata per il figlio minorenne che, in quella casa, passava del tempo. Per questo l'uomo - un piccolo imprenditore lagarino di mezza età - si è trovato nei guai seri. Perché oltre a quel pezzettino di fumo, gli inquirenti in casa hanno trovato anche un panetto, di quasi 80 grammi, tra l'altro di ottima qualità, quindi con un principio attivo molto altro, quindi potenzialmente tagliabile. Troppa roba, per restare nei limiti del possesso personale, depenalizzato automaticamente. Ecco perché l'uomo si è trovato con un'accusa di detenzione di droga a fini di spaccio. Ecco perché ha rischiato una condanna seria. Ma se l'è cavata. Perché non basta avere in casa una quantità di droga che supera i limiti del possesso personale, per trovarsi condannati per spaccio. L'ha già chiarito la giurisprudenza, l'ha ribadito - con una sentenza le cui motivazioni non sono ancora note - il giudice per l'udienza preliminare Riccardo Dies, che ha assolto il piccolo imprenditore lagarino.

Il caso è interessante, perché spesso sulla droga i ragionamenti sono schematici: oltre un tot, è implicitamente considerato spaccio. In questo caso invece più di un dettaglio corroborava la tesi dell'uomo, secondo cui quel panetto di hashish lui se l'era comprato allo scopo di fumarselo, con calma, e senza cederlo a nessuno. Insomma, era la sua scorta. L'uomo ha tanto per cominciare ammesso subito di aver acquistato l'hashish a Trento, chiarendo di aver comprato un etto - mentre in case ne era stato trovato meno - e indicando pure il prezzo. Ma ha spiegato che, semplicemente, si trattava appunto di una scorta: facendo uso di hashish da anni, preferiva acquistarlo tutto insieme, un po' probabilmente per risparmiare, un po' per evitare il rischio di essere beccato ai giardinetti mentre passava di mano il denaro. Tanto più che l'imputato è persona che alla reputazione ci tiene, posto che non andava a procurarsi l'hashish vicino a casa, dove qualcuno avrebbe potuto riconoscerlo, ma fuori città.

Per l'accusa questo non era sufficiente, ma la difesa ha evidenziato una serie di elementi a sostegno della tesi. Intanto in casa non sono stati trovati né un bilancino di precisione, né dosi di hashish pronte per la vendita. Quanto alle condizioni economiche dell'uomo, il suo stipendio è più che sufficiente per pensare che si acquistasse l'hashish con i soldi guadagnati, senza aver bisogno di spacciare per garantirsi la canna serale. Né è stato trovato denaro in contanti in casa, che poteva far immaginare proventi di spaccio. Infine - ha fatto maliziosamente osservare la difesa - l'ex moglie, quantunque veloce nel denunciarlo per il possesso di quella prima caccola di fumo, non l'ha mai denunciato, né ha mai fatto cenno alle forze dell'ordine, ad un'eventuale attività di cessione del marito, e nemmeno di consumo di gruppo, che per la legge è la stessa cosa.

Tutti questi dettagli hanno fatto propendere per l'assoluzione. Il giudice per l'udienza preliminare Riccardo Dies ha ritenuto non sussistessero elementi sufficienti per sostenere l'accusa di spaccio. Da qui l'assoluzione, sul fronte penale. Resta in piedi la segnalazione al commissario del governo.

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