L'uomo che salva pappagalli «randagi»

Mario Cumerlotti ha trasformato la sua casa in un'oasi di recupero per pennuti maltrattati

di Tommaso Gasperotti

Con la sua Joe, un'ara macao di 95 centimetri, sulla spalla e i capelli lunghi può sembrare un pirata. Ma Mario Cumerlotti di Pomarolo è un profondo appassionato di pappagalli, animali che ospita nella sua casa e accudisce con attenzione e simpatia. Ne ha un centinaio, di tantissime specie diverse, e li conosce uno per uno. «Per il 90% - spiega Cumerlotti - sono animali di recupero, che erano stati abbandonati, maltrattati o che mi sono stati affidati dalla Forestale. Alcuni li ho prelevati nelle fiere dove erano trattati malissimo, altri li ho accolti perché i proprietari non ne volevano più sapere: a loro dire erano troppo rumorosi o ingestibili. Altri ancora sono stati sequestrati dalle autorità e portati qui».

A Pomarolo, in località Camp Trent, pappagalli di ogni colore interagiscono, giocano e cantano liberi in grandi voliere. Una piccola oasi verde che Mario ha costruito apposta per loro. «Lo faccio per passione - afferma Cumerlotti, mentre accarezza un Lori Rosso dalla livrea accesa - ci sono talmente tanti animali tenuti male: la gente dovrebbe pensarci due volte prima di comprarli, non si rende conto che i pappagalli sono animali estremamente intelligenti, complicati e bisognosi di attenzioni particolari». Una passione, quella per questi fragili volatili, che coltiva fin da piccolo. Ma è da una decina di anni che ha iniziato ad accoglierli a casa sua. «Ho seguito dei corsi da un comportamentalista per imparare a relazionarmi con i pappagalli e un corso di primo soccorso a Venezia». 

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Il suo giardino è il regno di cocorite, calopsiti e parrocchetti. In un ampio salone tiene invece cinque sgargianti ara macao. Ferro e Olivia sono una coppia. Lei è stata portata lì perché aveva un'ala rotta e non poteva più volare, lui perché aveva problemi comportamentali. Ora, si baciano e vanno d'accordissimo. Jerry, invece, un'ara rossa e blu, ha problemi allo scheletro, mentre Mork soffriva di autodeplumazione e per lo stress si strappava le piume. «Ognuno ha la sua storia e il più delle volte non si tratte di storie belle», rivela Mario. E poi c'è lei, Joe. Il nome è maschile, preso dal film «Banana Joe» con Bud Spencer, ma come svela Mario si è trattato di uno sbaglio. «Mi avevano assicurato fosse un esemplare maschio ma dopo alcuni accertamenti (non si può sapere il sesso dei pappagalli se non tramite esami specifici) ho scoperto che era femmina. Il nome però è rimasto. Ora che ha raggiunto la fase adolescenziale si è innamorata di me ed è gelosa non solo degli altri pappagalli ma anche delle persone che vengono a trovarmi. I pappagalli sono animali monogami, un solo compagno per tutta la vita e lei credo abbia scelto me. Me la porto anche in bicicletta e alle varie sagre, ma intendo trovarle un altro fidanzato. Bisogna essere un po' psicologi e a loro dedico quattro o cinque ore ogni giorno», aggiunge mentre dall'altra stanza un pappagallo cenerino lo chiama.

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«Tutti i pappagalli hanno un apparato fonetico che gli permette di parlare, solitamente per abbinamento. Questo cenerino, per esempio, si era abituato ad augurarmi la buonanotte quando quest'inverno indossavo il pigiama. Solo che ora - sorride - mi dice buonanotte ogni qualvolta mi tolgo o indosso la maglietta, quindi anche in pieno giorno. Al mondo ci sono 770 specie diverse di pappagalli, quasi tutte protette», aggiunge Cumerlotti che fa parte dell'Oipa trentina, l'Organizzazione internazionale protezione animali, guidata dalla presidente Ornella Dorigatti, con la quale collabora. Domenica scorsa, a Castelfolk, ha esposto alle ex scuole elementari alcuni esemplari. Un successo di pubblico. E i fondi raccolti durante l'esposizione saranno destinati all'Oipa per la cura degli animali domestici. Ma l'oasi di Mario non è solo il regno dei pappagalli. Ci sono anche delle tartarughe, anch'esse recuperate e portate in quell'angolo esotico. «Questa tartaruga acquatica in 32 anni non aveva mai visto l'acqua, per questo ha il guscio rovinato. Quest'altra è di terra ed è stata tolta a una anziana che l'ha nutrita per anni solo a pane e latte, mai una foglia di insalata».

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