Rovereto, sarà vietato chiedere la carità con i cani

di Nicola Guarnieri

Mai più mani tese ai passanti lungo la strada sotto lo sguardo malinconico di un batuffolo di pelo che intenerisce anche i duri convincendoli ad aprire il portafoglio. No, da ieri l'accattonaggio in compagnia di animali, a Rovereto, è vietato. Il consiglio comunale ha infatti approvato (19 favorevoli e 6 astenuti, due consiglieri di maggioranza e il gruppo del Pd) la proposta di delibera presentata dal consigliere Marco ZenattiGià l'atto in sé è una sorta di primizia per palazzo Pretorio. Perché l'esponente di Progetto Rovereto città, che siede nei banchi della minoranza, non ha messo ai voti una mozione o comunque un atto di indirizzo ma proprio una delibera, legge comunale in parole povere.

E pensare che prima di arrivare in aula si è cercato di bloccare l'iniziativa. Non tanto perché non fosse condivisa ma perché anticipava il futuro regolamento di convivenza civile affidato alle cure e ai suggerimenti dei cittadini online.
Zenatti, però, ha insistito. Primo perché la delibera è l'evoluzione di un ordine del giorno al bilancio approvato prima ancora di decidere di cambiare il regolamento urbano e secondo perché, votando subito, il divieto sarebbe stato operativo immediatamente. E così è stato anche se, ma questa per fortuna è la democrazia, si è trovata una sintesi sul dispositivo.

Gli animali, dunque, saranno tutelati. A meno che non siano davvero gli amici dell'uomo, anche di quello che chiede la carità. È stato lo stesso Zenatti a spiegarlo al consiglio comunale nel corso di un dibattito durato un'ora e mezza. «Molte Regioni e molti Comuni italiani vogliono evitare l'utilizzo di animali per l'accattonaggio perché è una pratica che nasconde maltrattamento e malnutrizione. È un salto di qualità e di civiltà ed è dato dal fatto che ormai l'orientamento della giurisprudenza e delle direttive europee è consolidato: la sofferenza degli animali non è solo il prodotto di patimento fisico ma anche di sofferenze psicologiche. Gli animali, in altre parole, sono esseri senzienti e come tali portatori di diritto. Non sono più proprietà ad arbitrio assoluto del padrone ma vanno rispettati e tutelati».

C'è però un distinguo e riguarda il tipo di accattonaggio. Se a chiedere la carità è uno che lo fa di mestiere - sfruttato o sfruttatore comunque inserito nel racket - l'impiego di quattrozampe è deleterio. Diverso il discorso, invece, se a tendere la mano è il cosiddetto clochard, il barbone, che gira con il cane come compagno di vita, non lo maltratta, è con lui anche in strada. «E quasi sempre - ha ricordato Zenatti - i barboni che hanno il cane lo trattano meglio di loro stessi. È l'unico essere a cui danno affetto e a cui fanno compagnia. È chiaro che bisogna fare una distinzione ben precisa». 

Per quanto riguarda l'elemosina, il regolamento urbano del 1925 vietava tassativamente a chiunque di mendicare in città. In tempi moderni, però, la corte costituzionale ha cancellato il divieto perché a una persona in difficoltà che deve sopravvivere non si può impedire di chiedere aiuto. «L'accattonaggio però può essere vietato in luoghi, momenti e forme particolari. Per esempio quando è molesto o strumentalizza bambini e animali».

Ed è qui che si è deciso di colpire. Da ieri, grazie al consiglio comunale, nessuno potrà più estorcere denaro con un bau. I cani, in altre parole, non saranno più complici inconsapevoli, schiavi di un disegno più ampio che punta a raccattare soldi stimolando il senso di pena delle persone. Un modo per evitare anche la tratta di cuccioli, specie dall'Est Europa.

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