Marangoni: no all'accordo, è sciopero Tra tre giorni partiranno 80 licenziamenti

di Chiara Zomer

L'assemblea Marangoni ha detto no. Sulle basi proposte dall'azienda, i lavoratori di via del Garda non hanno intenzione di trattare. Non si sono piegati alla seconda opzione, presentata dalla direzione come un compromesso che limita l'impatto sociale della crisi, perché ritenuta «irricevibile», perché «nella sostanza identica alla precedente» e perché «a questa azienda non si può più dare fiducia».

Solo che per ora si resta su una linea di lotta «morbida». Quattro ore di sciopero per turno oggi, per permettere agli operai di andare, questa mattina, all'incontro tra l'assessore provinciale Alessandro Olivi e i sindacati. Poi si vedrà. Ma già la Cgil spara alto, alla notizia che il vicepresidente non sembra disposto a fermarsi con i lavoratori, dopo il vertice con i sindacati: «Se la politica scappa, la situazione precipita».

Quella che di sicuro sta precipitando è l'unità sindacale. Con Cobas e Cgil che ribadiscono la loro posizione: «Prima contratto di solidarietà per tutti, azzeriamo gli esuberi, vediamo un piano per rilanciare lo stabilimento e poi si discute». E mentre la Cisl sembra più attendista, la Uil lancia l'allarme: «Stiamo fuggendo dal problema - sbotta Alan Tancredi - Così rischiamo di avere i licenziamenti senza la solidarietà e senza gli incentivi. Si stano raccontando favole ai lavoratori». Gli operai sono arrivati all'assemblea già carichi per via della richiesta dell'azienda di rimodulare il premio integrativo sulla base dei risultati aziendali - se c'è utile verrebbe pagato, altrimenti no - e certo il clima non era dei più concilianti.

I sindacati hanno letto la lettera firmata dall'ad Massimo De Alessandri, che riassumeva le due ipotesi in campo: 80 esuberi ad agosto, 40 nel 2017. Oppure 48 subito, un anno di solidarietà per gli altri con incentivi all'esodo, e poi si tira una riga e si valuta quanti altri licenziamenti saranno necessari. Ma alla fine della lettera i sindacati non sono nemmeno arrivati: i lavoratori li hanno fermati prima. La rabbia era palpabile. La preoccupazione pure. Ma l'assemblea si è espressa: niente accordo. E la palla torna, per l'ennesima volta in questa trattativa, nel campo della politica. 

Oggi l'incontro con Olivi, annunciato in assemblea. Ecco il perché delle 4 ore di sciopero, per permettere ai lavoratori di essere oggi in via Zeni. Ma dall'assessorato è arrivato il messaggio: niente incontro con gli operai. A quel punto gli animi si sono accesi sul serio. Il tempo stringe. E si è sempre allo stesso punto.

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