A Rovereto lo street food d'autore

È in arrivo a Rovereto il camioncino tutto trasparente della chef Erica Petroni, che da parecchi mesi ha deciso di dedicarsi anima e corpo allo «street food» d’autore. "Io credo molto - racconta con entusiasmo - in questa filosofia". Erica, una laurea in design e fotografia, ha una grande passione per la cucina creativa appresa da Massimo Bottura (La Francescana, Modena, tre stelle Michelin).
 
Dopo l’autunno passato a Merano e l’inverno a Bolzano, il furgoncino di Erica migra a sud. «Voglio venire a Rovereto  - spiega - e allargarmi poi verso Torbole, sul Lago di Garda. In Alto Adige avevo avuto un’accoglienza fantastica, e anche a Bolzano ho lavorato benissimo. E tantissimo: ho passato mesi dormendo una manciata di ore a notte».
 
La peculiarità della sede del «Food Art Factory», questa l’azienda di Erica, è proprio quella di essere su ruote. "Dentro - aggiunge la chef - ho proprio tutto: i fuochi, i piatti, i forni, gli affumicatori, la friggitrice, il forno a vapore. L’ho inventato io e l’ho voluto trasparente proprio perché la mia idea è di fare teatro, uno show cook quotidiano".
 
La cucina nomade deve però combattere contro una serie di ostacoli, soprattutto di ordine burocratico. "Ho tutte le licenze necessarie, sono perfettamente in regola con tutti regolamenti comunali e sono convinta che più è l’offerta, maggiore è l’attrattività di un luogo». Anche per questo la chef itinerante si è incontrata, nei giorni scorsi, con rappresentanti dell’Apt della Vallagarina proprio per formulare dei nuovi tipi di collaborazione. 
 
Un’altra idea della vulcanica chef (fino a pochi giorni fa impegnata a preparare le pastiere secondo un’antica ricetta di una prozia carmelitana scalza a Napoli) è anche l’orto on demand: in una zona rigorosamente bio sono coltivate verdure e spezie su ordinazione. Per chi invece un orto ce l’ha già, ma non sa come trasformare i prodotti della terra, c’è la possibilità di farlo fare su ordinazione e con ricette inedite. Non mancano poi le idee innovative, e tra queste l’uovo tatuato, una specie di gioiello culinario, frutto di tante ore di sperimentazione. "L’idea - dice Erica -  è di tatuare la pelle dell’uovo come se fosse quella delle persone, un doppio incrocio di idee per creazioni uniche, gli “eggtatoo”, che avranno un packaging speciale, e che ho potuto realizzare grazie ad un tatuatore professionista. È un’idea assurda legata a Food Art Factory che è costata un sacco di uova rotte, frittate su frittate, ma che sta piacendo tanto".

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