Cascata a rischio e vari disagi Denuncia sui lavori nel Leno

di Chiara Zomer

Quei lavori non sono piaciuti fin da subito. L'idea di vedere delle ruspe nel Leno, il timore che mettendo mano alla cascata si rovinasse la vista, che rende inconfondibile il passaggio dal ponte forbato: bastava questo ad agitare i pensieri di molti roveretani, ancora prima che il cantiere voluto dal servizio Bacini montani sul greto del torrente cittadino diventasse realtà. Poi sono arrivate le ruspe. E l'agitazione non è passata, tanto che oggi ci si organizza per le contromisure.

Pesanti: il Codacons, a nome dei residenti ed esercenti di Santa Maria, ha scritto una lettera alla Provincia. E no, non si tratta di una missiva pacifica in cui ci si lamenta e basta. È una lettera in cui si chiedono informazioni precise.

E in cui si annuncia - nel caso non ci fosse riscontro entro 8 giorni - un ricorso al giudice civile per bloccare i lavori, per danni temuti. Perché quando le ruspe lavorano nelle case che danno sul torrente tremano i muri. Quindi Codacons e residenti sono pronti ad andare davanti al giudice, se necessario.

Con l'obiettivo finale di bloccare i lavori, riservandosi evidentemente la possibilità di una causa per danni.

Insomma, i roveretani la mettono giù dura. Anche perché quello è un cantiere di cui la città ha saputo troppo tardi e troppo poco.

Si ricorderanno i fatti. I Bacini Montani lavorano a quel progetto da parecchio, ma la notizia in città è arrivata solo a fine estate. Due gli interventi da concretizzare. Il primo prevede la stabilizzazione dell'alveo e il consolidamento delle murature, con la realizzazione di soglie in massi cementati e una rampa di massi di rinforzo alla briglia sotto il ponte. Poi si realizzerà l'intasamento sotto la briglia a monte del ponte, quella cioè della cascata.

Là sotto - questa la spiegazione - c'è un buco, con pericolo infiltrazioni. Serve un intervento. Fin da subito due sono state le perplessità, anche da parte dell'amministrazione comunale: i lavori, impattanti perché implicavano opere dentro il greto del fiume tra l'altro nella stagione tendenzialmente più a rischio piene. E poi la modifica finale al torrente proprio nel tratto con la cascatella: lì non ci sarà più un salto, ma l'acqua scorrerà lungo un pendio. E questo crea nei residenti preoccupazione duplice, per il paesaggio che sarà modificato in un punto caratteristico e soprattutto per la portata d'acqua.

A fine estate l'amministrazione Valduga aveva chiesto ai Bacini Montani di sospendere l'intervento, ma la risposta - aveva annunciato l'assessore Carlo Plotegher in consiglio comunale - era stata secca: si trattava di un intervento urgente, non c'era granché da discutere.

Ecco, ora la discussione rischia di essere obbligata dalla magistratura. Perché in Santa Maria residenti e esercenti chiedono prima di tutto di sapere. Da qui la lettera formale, in cui si chiede copia di ogni dettaglio progettuale: i motivi dell'urgenza addotta, il contenuto dei rilievi, le perizie geologiche e idrogeologiche, le conseguenze dell'innalzamento del greto per via dei massi posti a consolidamento, le conseguenze della modifica della cascata.

Alla Provincia si chiede inoltre quali progetti abbia per risolvere il problema, a quanto pare già verificatosi, dei danni alla popolazione di trota marmorata, che proprio nei pressi della cascatella aveva un habitat naturale ora perso.

Ma quel che più conta, il Codacons chiarisce bene quali sono gli obiettivi dei suoi assistiti: se entro 8 giorni non si avrà riscontro dalla Provincia, si presenterà un ricorso d'urgenza ex articolo 700 del codice di procedura civile. Lo stesso tipo di ricorso cioè presentato per lo Smart Lab o per il Cafè de la Pax a Trento: si chiederà cioè che sia il giudice civile a bloccare i lavori, per evitare danni futuri.

E quanto al tipo di danno, il Codacons lo chiarisce subito: oltre alle trote scomparse - cosa che agita i pescatori - ci son i timori per le case. Durante i lavori, a quanto pare, in S. Maria tremano non solo i vetri ma pure i mobili. Da qui la decisione di mettersi di traverso sul serio, a costo di finire davanti ad un giudice.

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