Mantenimento ai figli: i padri non ce la fanno A Rovereto anticipi sull'assegno raddoppiati in 5 anni

di Chiara Zomer

Le cifre cominciano a fare paura. Perché raccontano di un fenomeno sociale che non appare quasi mai tra le emergenze. Quello dei padri separati. Che in tempi di crisi nera, troppo spesso non ce la fanno a pagare il mantenimento. E si tratta di numeri che crescono in modo preoccupante: basta dare uno sguardo agli assegni staccati da palazzo Pretorio come anticipo alle madri (perché di solito sono le madri) che non vedono un euro. Dal 2010 la cifra liquidata è più che raddoppiata. Un fenomeno che non dipende dal fatto che sono aumentati gli assegni. Quel che è cresciuto è il numero di casi in cui l'ente pubblico interviene a tutela del minore.

Quando una coppia con figli si separa, la priorità è quella di tutelare i bambini, partendo dal garantire loro un sostentamento. Per questo il tribunale, nel momento in cui affida i minori ad uno dei due genitori, obbliga l'altro a contribuire con l'assegno di mantenimento. Ma una sentenza è una cosa, la realtà è un'altra. Per questo le leggi prevedono un modo per aiutare chi l'assegno dovrebbe riceverlo, ma non lo vede mai, o lo vede solo saltuariamente. La donna fa richiesta all'ente pubblico e, se ha i requisiti, l'assegno che dovrebbe essere corrisposto dall'ex marito o compagno viene anticipato dal Comune o dalla Comunità di Valle per chi vive fuori da Rovereto. Sarà poi la Provincia che si rivarrà sul genitore inadempiente.

Ecco, sono gli inadempienti che sono in preoccupante aumento. E quindi delle due l'una: o sono aumentati i padri improvvisamente insensibili alle esigenze dei loro figli, o il motivo di quel che accade è un altro. Perché l'aumento è esponenziale: nel 2010 palazzo Pretorio ha liquidato 49.481 euro in un anno, diventati 80.799 nel 2011. Dopo una breve tregua nel 2012 (si è scesi a 70.268 euro) si è tornati a salire: 84.393 euro nel 2013, 99.496 nel 2014. E nemmeno quest'anno butta bene: compreso settembre, siamo già a quota 81.821. A meno di un miracolo, la quota psicologica di 100 mila euro a dicembre sarà superata, posto che in media il Comune versa tra gli 8 mila e i 9 mila euro al mese.

Se questi dati garantiscono che i ragazzi loro malgrado protagonisti di vicende spesso dolorose siano messi in condizione di avere una vita senza privazioni, mostrano però anche l'evidenza di una condizione di difficoltà di molti padri separati, magari senza più lavoro. Perché accanto a chi proprio non ne vuole sapere di pagare ci sono molti che semplicemente non possono. Un fenomeno di cui si sta interessando anche l'assessore alle attività sociali Mauro Previdi: «È un problema vero, che non può non essere tra le nostre priorità».

comments powered by Disqus