Rovereto: metaldetector in tribunale

Non serve il boss mafioso, il pluriomicida o il serial-killer. Loro peraltro se devono fare qualche gesto ecclatante lo fanno altrove. Bastano il marito o la moglie disperati e arrabbiati per la separazione, oppure il piccolo e medio imprenditore che a causa della crisi ha visto andare in fumo il lavoro di tutta una vita. Situazioni di rischio potenziale che possono verificarsi ed esplodere ovunque (anche se ovviamente tutti si augurano il contrario). Anche nella piccola e tranquilla Rovereto, la «città della Pace». Da questo punto di vista il tribunale di Corso Rosmini è un obiettivo «sensibile» e il tragico fatto di cronaca dell’aprile scorso al Palazzo di giustizia di Milano (l’uccisione di tre persone all’interno del tribunale da parte di un imprenditore fallito) hanno riacceso i riflettori sulle misure di sicurezza adottate presso la struttura di Corso Rosmini, unico tribunale di tutta la regione a non essere dotato di strumenti elettronici di controllo.

Ora però si volta pagina e in questo senso un ulteriore e importante passo avanti è stato compiuto proprio in questi giorni grazie al via libera da parte della Provincia al progetto di dotare la struttura roveretana di uno scanner «rx» per il controllo di borse e bagagli e di un metal-detector in corrispondenza dell’ingresso e del passaggio pedonale.

L’ok della Provincia porta la firma del dirigente della sopraintendenza per i beni culturali Sandro Flaim in quanto il palazzo di giustizia è un bene di «interesse culturale» e quindi necessitava dell’autorizzazione provinciale. L’assenso fa seguito alla richiesta avanzata formalmente dal procuratore della Repubblica Aldo Celentano, richiesta presentata ufficialmente il 9 luglio scorso. Un passaggio obbligato mentre nel frattempo gli uffici del Palazzo di giustizia sono andati avanti con le procedure per l’affidamento dell’incarico all’azienda che dovrà fornire e installare scanner e meta-detector. «La gara è stata espletata - ha comunicato ieri lo stesso procuratore capo Aldo Celentano - e adesso attendiamo la firma ufficiale del contratto. A quel punto sarà necessario inviarlo per il consenso definitivo alla Procura Generale di Trento». I tempi? Il dottor Celentano non si sbilancia ma la speranza, suffragata anche da dati di fatto, è che si possa arrivare all’installazione dei due sistemi elettronici preventivi «al massimo entro l’inizio dell’autunno anche se personalmente - aggiunge il procuratore capo - io spero anche prima». 

Resta aperto e ancora da risolvere formalmente la questione legata alla vigilanza «attiva» all’interno del palazzo di giustizia. La partita è con il Comune, fornitore e responsabile del servizio. Anche perché non è oggettivamente pensabile che un solo addetto (questa la dotazione attuale in servizio giornaliero) possa espletare le tradizionali procedure di controllo e allo stesso tempo gestire l’afflusso di avvocati, imputati e altri addetti ai lavori del palazzo di giustizia. Operazioni inconciliabili tra loro e quindi è presumibile che almeno in certi momenti della giornata il servizio debba essere potenziato. Ma questa, appunto, è una questione che dovrà gestire l’amministrazione Valduga con la ditta o le ditte che si sono aggiudicate l’appalto per il servizio di vigilanza.

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