Gallox, ex lavoratori beffati: niente soldi per l'ultimo salario

di Matthias Pfaender

Un Natale amarissimo in vista per gli ex dipendenti Gallox e le loro famiglie. Un centinaio di lavoratori che dal 27 novembre scorso, quando è scaduta l'ultima proroga della cassa integrazione straordinaria, è di fatto disoccupato e senza reddito. Una condizione comune a molte altre persone in Vallagarina, il territorio trentino che, causa la sua vocazione industriale, ha più di tutte le altre comunità provinciali subito il morso della crisi. Ma a rendere particolarmente grave la situazione degli ex dipendenti dell'azienda della famiglia Zandonai il fatto che nell'ultimo saldo mancano ferie, permessi ed assegni familiari. Una voce non indifferente, che avrebbe reso meno amaro l'importo medio di 660 euro incassato.

Il motivo dietro quest'ultimo schiaffo a persone che hanno già perso il lavoro e stanno per affrontare nella maggior parte dei casi mesi, se non anni, estremamente pesanti (la combinazione di mezza età e scarsa professionalità è letale di questi tempi) è da ricercarsi nei risultati di esercizio dell'ultimo anno e mezzo. Il periodo nel corso del quale la Gallox ha continuato a lavorare sotto la gestione del curatore fallimentare Saudo Maistri. Una condizione anomala e quasi senza precedenti (un commercialista che si inventa direttore d'azienda) portata avanti - peraltro con numeri lusinghieri, le commesse non sono mai mancate - solo per permettere ad un eventuale compratore di rilevare un'azienda con portafoglio clienti e impianti in attività. Purtroppo la cronaca ha registrato i due clamorosi dietrofront, dopo lunghe e promettenti trattative con Trentino Sviluppo, delle due realtà che avevano espresso interesse all'acquisto, il gruppo Tosoni ed il gruppo Piva. Fatto sta che nel corso di 18 mesi, invece di chiudere e ripagare per quanto possibile i creditori, Gallox ha continuato a produrre. E a fatturare. Fatture che però, si scopre oggi, sono state in parte inevase.

Seicentomila euro. Tanto manca oggi alle casse dell'ex colosso specializzato nelle lavorazioni superficiali dei metalli di via del Garda. Metà di questa cifra, come comunicato da Maistri ai dipendenti in assemblea lo scorso novembre, è a carico dello stesso gruppo Tosoni, storico cliente della Gallox. Gli altri 300mila euro sono distribuiti in importi minori tra altri clienti. Per tutti i casi Maistri ha già ricevuto l'ok del tribunale ad adire a vie legali per ottenere i crediti. Ma la partita, una volta arrivata alle carte bollate, segue le regole della giustizia civile italiana. E quindi la prospettiva è di anni. Tempo di cui il centinaio di famiglie coinvolte non dispongono. Da qui l'appello che i lavoratori rivolgono, nuovamente, alla Provincia, soprattutto nella figura del vicepresidente Alessandro Olivi. Il quale, fin dalla scorsa consiliatura, ha seguito da vicino la vicenda, dal fallimento ai due tentativi di salvare in extremis la produzione, rivelatisi due clamorosi quanto inaspettati ed immeritati flop. Per la Gallox Olivi ha anche inventato il «metodo Gallox», la formula di anticipo delle spettanze dei lavoratori da parte di Confidi. Una soluzione che un anno fa diede ossigeno ai lavoratori che attendevano cinque mensilità. Ma all'epoca c'era la prospettiva di riaprire in tempi brevi gli stabilimenti. Oggi no.

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