Rovereto, nel 2015 Olivi potrebbe sfidare Miorandi

Manca poco alle Comunali. E chi ci capisce qualcosa è bravo. La confusione è totale. Sia nella maggioranza di centrosinistra autonomista, sia nelle file del centrodestra o dei Civici. Troppo forti i primi; e quindi campo di battaglia di personalismi. Troppo deboli, in alcuni casi al limite dell'estinzione, i secondi. Tanto da non avere ancora partorito non solo un nome ufficiale, ma neanche uno ufficioso. Il loro potrebbe essere un silenzio tattico. «Aspettiamo ad esporci, finché a sinistra si massacrano tra loro per noi è tanto di guadagnato». Potrebbe, ma non è così

di Matthias Pfaender

Manca poco alle Comunali. E chi ci capisce qualcosa è bravo. La confusione è totale. Sia nella maggioranza di centrosinistra autonomista, sia nelle file del centrodestra o dei Civici. Troppo forti i primi; e quindi campo di battaglia di personalismi. Troppo deboli, in alcuni casi al limite dell'estinzione, i secondi. Tanto da non avere ancora partorito non solo un nome ufficiale, ma neanche uno ufficioso. Il loro potrebbe essere un silenzio tattico. «Aspettiamo ad esporci, finché a sinistra si massacrano tra loro per noi è tanto di guadagnato». Potrebbe, ma non è così.

Miorandi e Olivi
Dunque la partita per ora si gioca nel centrosinistra. Quasi esclusivamente nel Pd, visto che ogni ragionamento su programma, uomini e spartizioni non può che partire dal nome del candidato sindaco. Logica vorrebbe che fosse l'attuale primo cittadino Andrea Miorandi. Per una serie di ragioni. È stato eletto nel 2010 con l'obiettivo di «durare» dieci anni; non ha fatto sfaceli, ha maturato competenze in condizioni che nessuno dei predecessori ha vissuto (il calo di risorse: «Buoni tutti ad amministrare col portafoglio pieno»). Ha visto il suo partito passare dal 20% ad oltre il 40% in cinque anni, ha portato a casa vittorie (ex stazione corriere, Follone, parcheggi ospedale e Borgo Sacco, Rsa piazzale De Francesco) e ha preso le misure della macchina pubblica. Se fosse rieletto, due o tre idee su come mettere a regime Palazzo Pretorio sono già nel cassetto. Ovviamente ha commesso errori: da una sovraesposizione mediatica alla scarsa propensione all'ascolto diretto di associazioni e categorie, quella parte di lavoro politico che consta di stringere mani, sorridere in foto, presenziare a incontri-convegni-sagre-cene ecc. (e dire che in provincia avrebbe dei fuoriclasse da prendere ad esempio), dal pasticcio stazione diffusa degli autobus all'introduzione caos di tariffa puntuale dei rifiuti. Ma niente che giustificherebbe una bocciatura interna.


Ma si tratta pur sempre del Pd. Niente è scontato. Perché a contendere la candidatura a Miorandi ci sarebbe il vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi, che il popolo del Pd ha gratificato di 13mila preferenze alle Provinciali di ottobre 2013 dopo avergli fatto perdere tre mesi prima le primarie di coalizione con 7.982 voti. Proprio le primarie, quando il Patt batté un partito che aveva il triplo dei suoi voti, sono l'origine di tutto. Se il Pd all'epoca non avesse commesso il più clamoroso suicidio politico, la baraonda di oggi non ci sarebbe. Ma tant'è. La chiacchiera in città su «Olivi sindaco» è ormai senza freno, e diventa tanto più forte quanti sono i giorni che passano senza che il diretto interessato smentisca. O confermi.
Un silenzio non casuale.
È in corso un test. Un test sugli stessi roveretani, le cui reazioni saranno il discrimine tra il sì o il no della discesa in città del numero due della Pat. Se partisse un fronte compatto di osanna l'avvocato roveretano potrebbe davvero esibirsi in una clamorosa autocandidatura a guidare l'urbe. Scompaginando, certo, quasi tutto l'assetto di alleanze, sia in città che in Vallagarina che in Provincia.


Ma perché dovrebbe voler lasciare la seconda poltrona di Piazza Dante per la prima di Palazzo Pretorio? In assenza di spiegazioni del diretto interessato, ci si basa sulle voci. Che sono tante e «di peso». Un'altra premessa: non siamo di fronte all'esplodere di una bizza degli ultimi giorni, ma alle fasi finali (il termine ultimo sarà il vertice di maggioranza del prossimo lunedì 13) di un piano che va indietro nel tempo. A titolo d'esempio: le prime indagini interne al Patt lagarino da parte di Panizza («Ma voi l'Olivi sindaco come lo vedreste?») risalgono ai primi di luglio. Comunque, la tesi più forte sarebbe che Olivi in Provincia non si trova bene. Per la distanza di visione dalla politica del presidente Ugo Rossi, che per parte sua ha pensato bene di limitare da subito l'ingombrante vice tenendo per sé deleghe cui Olivi ambiva per concretizzare il suo piano di sviluppo strategico provinciale: Innovazione, Società controllate, Rapporti con Trentino sviluppo. Ma le maggiori difficoltà le avrebbe con i due colleghi del Pd, Sara Ferrari e Donata Borgonovo Re. In più questo per Olivi è l'ultimo giro in Provincia, mentre con la fascia tricolore potrebbe puntare al seggio da senatore che si aprirà al Trentino con la riforma istituzionale. A corredo di tutto, l'ascia di guerra tra Olivi e Miorandi, reo di essere andato in vacanza alla vigilia delle primarie (tutto parte da lì!) non è mai stata sotterrata.


Questa la strada. Sarà percorsa? Probabilmente no. Un po' perché di striscioni pro Olivi in città non se ne vedono. E non per mancanza di appeal dell'ex sindaco di Folgaria (anzi, in tanti ammettono che un Olivi sindaco renderebbe un po' più impegnativo per la Provincia rispondere picche alle istanze, soprattutto finanziarie, della città), ma perché di questi tempi il risiko politico interessa ai cittadini non poco, meno. E un po' perché il Pd roveretano, pur con la pesante eccezione del segretario provinciale Giulia Robol (anche lei in predicato di aver ambìto al posto di Miorandi nei mesi scorsi) ed alcuni altri, è compatto a fianco di Miorandi o dichiaratamente anti Olivi (come Aida Ruffini, scottata da un mancato posto in lista alle Provinciali).
Infine, il ruolo degli alleati. Per ora l'Upt, in crisi di identità e numeri, si è limitato ad alcune sgangherate uscite contro Miorandi (acuendo la distanza tra i vertici politici del partito e i suoi uomini forti in giunta, aspettiamoci qualcosa), mentre il Patt, che ha continuato imperterrito nel lavoro certosino di piazzare i suoi uomini nei Comuni lagarini (dimostrando ancora una volta di essere un vero partito: ci si «scanna» a porte chiuse, poi fuori tutti compatti), su Rovereto ha già dato l'ok al Miorandi bis.

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