Pesticidi e clima pazzo, strage di api in Vallagarina

Pesticidi fosforati (propiconazolo, fludioxonil, pyrimethanil, mathiocarb); pesticidi clorurati (Chlorpyrifos); neonicotinoidi (Imidacloprid). Questo quanto l'istituto zooprofilattico ha rilevato nelle api del vicepresidente dell'associazione apicoltori della Vallagarina Paolo Chiusole. Gli insetti provenivano da arnie disposte in un'area agricola di un Comune della destra Adige. «Se le api sono il primo indicatore della salute di un territorio - commenta - è il caso di farci delle domande»

di Matthias Pfaender

apiPesticidi fosforati (propiconazolo, fludioxonil, pyrimethanil, mathiocarb); pesticidi clorurati (Chlorpyrifos); neonicotinoidi (Imidacloprid). Questo quanto l'istituto zooprofilattico ha rilevato nelle api del vicepresidente dell'associazione apicoltori della Vallagarina Paolo Chiusole. Gli insetti provenivano da arnie disposte in un'area agricola di un Comune della destra Adige. «Se le api sono il primo indicatore della salute di un territorio - commenta - è il caso di farci delle domande».


Non ci sono solo le problematiche legate ai finanziamenti europei che la burocrazia provinciale rende irraggiungibili a preoccupare gli apicoltori (vedi Adige del 13 luglio). Dalla Vallagarina giunge un allarme fortissimo sulla salute generale delle api. Un problema che non riguarda solo le pessime condizioni meteo del 2014, che comunque hanno fatto sfraceli.
Paolo Chiusole ha 40 alveari ed è un semiprofessionista dall'apicoltura. Le api, per lui come prima per il padre, sono ben più di un hobby. «La situazione è gravissima. Il particolare andamento stagionale da noi è stato preceduto da uno spopolamento delle bottinatrici (le api operaie che raccolgono nettare e polline,  ndr ) che è continuato anche dopo, probabilmente a causa dei pesticidi già presenti e di quelli che sono stati ulteriormente importati. Nelle mie api, raccolte verso metà aprile, sono stati trovati quattro insetticidi, di cui due sistemici (sostanze che raggiungono i vasi linfatici della pianta, dagli effetti a lungo termine,  ndr )».


L'influenza degli agrofarmaci utilizzati nell'agricoltura di valle, tutti leciti ed autorizzati, non è al momento certificata. Ma l'esperienza e l'intuito di Chiusole urlano l'evidenza dei fatti. «Gli stessi esperti della fondazione Mach mi hanno spiegato che se gli effetti dei singoli pesticidi sono più o meno noti, il risultato di un esposizione prolungata a più sostanze contemporaneamente è sconosciuto». E la «labirintite» che ha colpito nel 2014 le bottinatrici, che a centinaia ogni giorno non trovano la strada di rientro all'alveare, sostiente Chiusole, è probabilmente ascrivibile ai neonicotinoidi sistemici. «Occorre ottenere la proibizione di trattamenti sistemici, almeno sulle piante per le quali si richiede poi l'impollinazione prima della loro fioritura; formalizzare che l'utilizzo di prodotti sitemici deve impegnare il coltivatore al mantenimento costante dello sfalcio sotto le piante in modo che non ci sia possibilità per l'erba di rifiorire; ottenere il monitoraggio puntuale del territorio per aree omogenee, utilizzando anche le nuove tecnologie disponibili; istituire controlli seri e sanzioni significative».


È un'evoluzione culturale quella che Chiusole invoca. Un'evoluzione che in un settore come quello dell'agricolutura è materia oltre il delicato. «È ora di finirla con questa immunità dei contadini. Dal momento che in Trentino tutti hanno un pezzo di campagna, e che i contadini votano, non si fa mai nulla. Deve passare il concetto che l'utilizzo di un pesticida espone chi lo usa al rischio di creare danni all'ambiente; e che l'unico modo per non commetterli è assicurarsi di seguire alla lettera tutte le istruzioni e regolamenti. Se non lo fai sei automaticamente un avvelenatore dell'ambiente».

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