«Casa rumorosa? Paga il costruttore»

Un residente in Vallagarina viveva con l'incubo dei rumori: vetri e muri non bastavano per trattenerli all'esterno. Per questo ha fatto causa per il risarcimento. Una perizia ha chiarito che l'edificio rispettava la normativa provinciale, ma non quella statale, che è prevalente. Nei guai anche il tecnico che certificò la conformità

di Chiara Zomer

tribunale RoveretoROVERETO - Spesso è uno degli incubi di chi compra casa. È convinto di aver trovato il proprio nido in cui potersi rilassare, chiudendo il mondo fuori dalla porta. E invece il mondo pretende di entrarci, con rumori più che molesti, perché infissi o pareti non sono in grado di fermarli. Dal caos del traffico alle voci dei vicini, dalle lacrime del bimbo appena nato al piano di sotto ai fidanzati focosi al piano di sopra. Ecco, qualche volta l'ipersensibilità è esagerata, ci si lamenta di cose in realtà normali: è impossibile bloccare ogni suono proveniente dall'esterno. Ma quando le pareti sembrano di carta velina, come si diceva una volta, allora è il momento di agire. Perché la legge tutela chi ha comprato casa e pretende di starci con un minimo di tranquillità.
 
Se n'è accorto qualche giorno fa un residente in Vallagarina che, assistito dall'avvocato roveretano Valentina Leonardi, ha fatto causa al costruttore della propria abitazione, perché «troppo rumorosa». E ha vinto: i quasi 18 mila euro necessari per gli interventi che isoleranno la sua abitazione dal caos del mondo saranno finanziati da chi quell'abitazione l'ha costruita. Una causa in qualche modo pilota - è la prima nel basso Trentino, la seconda in Provincia - che per altro potrebbe dare la stura ad una serie di procedimenti. Perché tecnicamente possono rivalersi su chi ha costruito, tutti coloro che hanno acquistato una casa realizzata dal 2004 al 2009, se non è stata realizzata a regola d'arte sul fronte dell'isolamento acustico.
 
Si chiamano «requisiti acustici passivi». E sono le caratteristiche di un immobile dal punto di vista dell'isolamento acustico. Non è una questione di opinioni: quali siano i requisiti necessari perché l'edificio sia in regola, lo dicono le norme. Due, in particolare: la legge nazionale e quella provinciale, meno severa. Ecco, un residente della Vallagarina, rendendosi conto che a casa sua i rumori entravano con troppa facilità, ha deciso di informarsi. E su consiglio del legale ha fatto fare una perizia fonometrica, che ha sentenziato come casa sua rispettasse sì i limiti imposti dalla normativa provinciale ma non quelli imposti dalla legge nazionale. E quindi lui ha deciso di andare avanti con la causa civile. Anche perché per far tornare vivibile quell'abitazione sarebbero necessari interventi precisi, come sostituire serramenti e falsi telai, usando serramenti ad alto isolamento: il tutto per una spesa stimata in 15.510 euro. Da qui la scelta di citare per danni non sono la ditta costruttrice, ma anche il professionista che aveva stilato la certificazione di conformità acustica.
 
E il giudice, alla fine, gli ha dato ragione. Perché poco importa che l'abitazione rispettasse le normative provinciali: in materia ambientale, ha sottolineato il giudice, prevale la legge nazionale. E quindi il mancato rispetto dei parametri indicati a livello statale è sufficiente per dire che la casa ha un vizio che, secondo il giudice, è «riconducibile alla nozione di grave vizio e difetto, rilevante ai sensi dell'art. 1669 cc., trattandosi di vizio idoneo ad incidere negativamente e in modo considerevole sul godimento e sull'abitabilità dell'immobile medesimo». E questo perché «l'insonorizzazione dell'unità immobiliare ad uso abitativo pregiudica la concreta vivibilità della medesima, potendo addirittura mettere a repentaglio la stessa salute di coloro che vi abitano». Da qui la responsabilità della ditta costruttrice.
 
Ma non solo. Anche il tecnico che aveva firmato il certificato di idoneità acustica è finito nei guai, condannato in solido al pagamento dei danni e delle spese, con l'unica consolazione che a versare realmente la cifra sarà la sua assicurazione. Il conto è salato: impresa e tecnico dovranno versare 17.210 euro per danno patrimoniale, 1000 euro per danni esistenziale, nonché oltre 16 mila euro di spese legali, tra spese di causa e onorari a periti e avvocati.

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