Schiamazzi a Rovereto: c'è il Comitato antirumore

Guerra agli schiamazzi. Sia che provengano da bar, sia che siano dovuti a «pubbliche manifestazioni». È quanto chiede un gruppo di residenti del centro storico di Rovereto, membri di un neonato comitato spontaneo istituito per «spingere le autorità, innanzitutto il sindaco, ad intervenire per garantire la vivibilità quotidiana nelle vie del centro»

di Matthias Pfaender

notte verde a RoveretoGuerra agli schiamazzi. Sia che provengano da bar, sia che siano dovuti a «pubbliche manifestazioni». È quanto chiede un gruppo di residenti del centro storico di Rovereto, membri di un neonato comitato spontaneo istituito per «spingere le autorità, innanzitutto il sindaco, ad intervenire per garantire la vivibilità quotidiana nelle vie del centro». Una vivibilità, denunciano le 34 famiglie firmatarie di una lettera aperta inviata, oltre che ad Andrea Miorandi, a forze dell’ordine e prefettura, periodicamente impedita dal caos notturno. Una denuncia che alla maggior parte dei roveretani risulterà sorprendente, visto che di norma le lamentele prendono di mira il «mortorio serale» offerto dalla Città della Quercia. Ma l’esiguità del numero di firmatari non mina la loro determinazione, né la loro capacità di incidere pesantemente sulla residuale vita notturna roveretana. Di fronte ad una segnalazione, le forze dell’ordine devono obbligatoriamente intervenire; e, regolamento comunale alla mano, anche uno starnuto è oltre i limiti di legge.


I firmatari della lettera aperta invocano la «difesa della salute, intesa secondo la definizione dell’Oms (organizzazione mondiale della sanità, ndr) come “benessere fisico, psichico e relazionale”» e ricordano che «da molto tempo registriamo l’impossibilità di convivere» con gli schiamazzi. Il comitato quindi segnala «la rumorosità delle attività svolte all’interno e soprattutto all’esterno degli esercizi (bar) in diretta e nociva contiguità con le abitazioni dei cittadini e delle cittadine. Tale rumorosità riguarda anche alcune manifestazioni pubbliche. In relazione a ciò richiediamo che sia effettuato  il regolare  controllo della produzione di decibel attraverso l’utilizzo dei fonometri di cui è dotato il Corpo di Polizia Municipale; che non sia consentito che i bar assumano le caratteristiche di pub o discoteche; che sia controllato il rispetto degli orari di apertura e chiusura da parte degli esercizi nonché degli orari assegnati alle manifestazioni; che sia controllato il rispetto dello spazio assegnato a ciascun esercizio, concordato nella forma di  occupazione del suolo pubblico; che non sia concessa l’autorizzazione all’uso di amplificatori; che sia regolarmente controllata l’autorizzazione rilasciata dalla Siae per la produzione musicale connessa alle varie manifestazioni; che siano effettuati controlli sulla emissione degli scontrini fiscali; che siano effettuati controlli sull’età dei consumatori», che «sono spesso giovani che abusano di alcool». Ed ancora dito puntato contro gli spazi pubblici che vengono lasciati «in condizioni di  eccezionale sporcizia».


Movida contro quieto vivere. La protesta delle 34 famiglie ripropone una querelle nota a molte città. Per conto suo l’amministrazione ha cercato finora di mediare tra gli esercenti e il fronte anti rumore. «Abbiamo adottato il numero massimo di deroghe possibile per legge, otto al mese - sottolinea l’assessore al Commercio Beppe Bertolini - Ma dalla legge non si scappa: nel centro storico il limite di rumore per le ore notturne è di 45 decibel». Ovvero il livello di «confusione» generato da una chiacchierata tra due persone. La legge attribuisce al gestore del locale pure la responsabilità del comportamento degli avventori all’esterno del locale. E se si aggiungono al quadro alcuni episodi che sfiorano il comico (durante la scorsa «Notte Verde» il Comune non ha comunicato la deroga fino alle due alle forze dell’ordine, che a norma di regolamento hanno zittito i dj che animavano alcuni locali) si capisce come i nervi dei baristi siano tesi. Finora è stato il locale di piazza Rosmini Chic&Chic a pagare. Due le multe comminate per schiamazzi. Entrambe «da oltre 500 euro - spiegano i titolari -. Così francamente è impossibile lavorare».

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