Pensioni, soci Avis contro la Fornero

Dopo gli esodati, l'ex ministro Elsa Fornero ha un nuovo nemico: i donatori di sangue. Gli iscritti all'Avis in procinto di andare in pensione dovranno infatti recuperare i giorni in cui, seppur con regolare permesso, si sono assentati dal lavoro per recarsi a donare il sangue Lo spot dell'Avis Trentino

di Tommaso Gasperotti

Dopo gli esodati, l'ex ministro Elsa Fornero ha un nuovo nemico: i donatori di sangue. Gli iscritti all'Avis in procinto di andare in pensione dovranno infatti recuperare i giorni in cui, seppur con regolare permesso, si sono assentati dal lavoro per recarsi a donare il sangue. L'allarme è stato lanciato i giorni scorsi dalla sede dell'associazione a Cremona, comune che registra in Italia il maggior numero di iscritti, scatenando un polverone a livello nazionale. Anche l'Avis di Rovereto, che negli ultimi anni ha registrato numeri d'eccellenza (record nel 2012 con 3050 donazioni e 1824 donatori effettivi), è furiosa. Il presidente della sezione roveretana Michele Trentini si scaglia contro la riforma Fornero: «In che triste paese viviamo? Facciamo di tutto per creare una cultura di donazione solidale, gratuita, anonima ma lo Stato riesce a penalizzare i donatori dal punto di vista pensionistico». «Ai donatori, liberi cittadini, deve essere dato riconoscimento di quanto fanno per la comunità e questo di certo non è il modo più corretto. È come dare uno schiaffo a chi ha un pensiero per il prossimo» ribadisce con rammarico Trentini.
L'Inps, dopo la riforma Fornero, non conteggia più nel calcolo pensionistico tutte le giornate in cui i lavoratori stati assenti dal lavoro perché impegnati nella donazione del sangue, giorni in cui - si badi bene - il lavoratore è autorizzato dalla legge ad avere un «recupero» (cfr la legge 219/05, che all'articolo 8 comma 1 prevede il riconoscimento della retribuzione e dei contributi per la giornata in cui si è compiuta la donazione). L'alternativa proposta ai volontari? Recuperare le giornate «perse», che possono essere anche decine e decine nel corso della vita lavorativa, oppure vedersi tagliare l'assegno previdenziale del 2%. «Con questo provvedimento si vuole scoraggiare per l'immediato futuro la chiamata dei donatori (attuali e potenziali) e mettere seriamente a rischio l'obiettivo dell'autosufficienza regionale e quindi nazionale di sangue ed emocomponenti?» si chiede allibito Trentini.
Effettivamente il rischio è alto e lo scenario peggiore che si potrebbe materializzare è quello di una diminuzione dei donatori con una conseguente ricaduta sugli ospedali. «Come cittadino, come donatore, dico semplicemente che non è accettabile: non si può penalizzare chi compie in modo totalmente gratuito e altruista un gesto generoso che salva delle vite. Tutto questo se troverà attuazione lo possiamo definire una vergogna» conclude il presidente dell'Avis locale.
«Continueremo i nostri sforzi per giungere entro breve tempo ad una soluzione chiara e definitiva, in modo da dare certezze ai donatori che sono, prima di tutto, cittadini» commenta il presidente nazionale dell'Avis, Vincenzo Saturni, che proprio in questi giorni attende un incontro col ministro alla Salute Beatrice Lorenzin.

 

Lo spot dell'Avis Trentino

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