Immobiliare / Il colpo

Lo shopping di De Laurentis: ad Arco si compra l’ex Comboniani, 6.500 metri quadri e un valore oltre i 2,5 milioni

Doveva diventare un villaggio per anziani, della Fondazione Comunità, ma l’ex presidente fa l’affare. Mattei: «Sono senza parole», e lui che l’ha comprata: «Dice solo baggianate»

ARCO. Roberto De Laurentis, assieme al suo socio Fabio Sandrini, ha comperato il compendio dei Comboniani in via Capitelli 13 ad Arco. Era una struttura inutilizzata da una decina d'anni. La firma dal notaio, due giorni fa, giovedì.

Ma se c'è qualcuno soddisfatto, c'è pure qualcuno che si lamenta. Il complesso infatti doveva diventare il Villaggio Argento della Fondazione comunità di Arco, un progetto accarezzato dal presidente della casa di riposo, Paolo Mattei, che l'aveva illustrato anche in consiglio comunale, una quarantina di appartamenti per anziane e anziani autosufficienti; un'ipotesi di acquisto e ristrutturazione finito poi nel limbo Covid, e infine passato di mano, dal presidente della Fondazione, Mattei, all'ex presidente, De Laurentis appunto.

Per Paolo Mattei è un colpo basso «alla Fondazione e alla città di Arco». De Laurentis invece la spiega in maniera opposta: sarebbe stato Mattei a non farne nulla e lasciare decadere «l'accordo di compravendita che scadeva il 29 febbraio 2020. Quella di comperare e recuperare il compendio dei comboniani - spiega De Laurentis - è stata un'idea mia e risale addirittura al 2013, ne parlai con l'allora sindaco Mattei e anche col suo successore Alessandro Betta. Ora Mattei non ne ha fatto nulla, ha lasciato scadere l'accordo più di un anno fa; ha venduto la pelle dell'orso prima di prenderlo. Noi invece le cose se le facciamo, le facciamo bene e gli annunci alla fine».

Il compendio ex Collegio delle Missioni Africane, è composto di due edifici maggiori, villa Werder e villa Corradi, uniti da una palazzina di servizi, su una superficie complessiva di circa 6.500 metri quadrati. Era abitata fino a una decina di anni fa dai padri comboniani, congregazione missionaria che ha la casa madre a Verona e che è stata fondata da Daniele Comboni.

«Non ho parole - ha commentato ieri Paolo Mattei - è stata una grande sorpresa per me e per la Fondazione. Eravamo in negoziazione per l'acquisto dell'immobile e poi ci siamo messi in stallo per il sopraggiungere del Covid; perché non si poteva procedere con un'operazione così importante con l'incognita della pandemia davanti. Ma la nostra intenzione era comunque di procedere con il progetto Villaggio Argento, era un progetto serio e lo avremmo attuato. Era fondamentale per l'espansione strategica della Fondazione, l'avevamo illustrato al consiglio comunale, avevamo il via libera dalla Provincia: quaranta posti letto per anziani autosufficienti; era una parte importante nella filiera della Fondazione. Sono sconcertato, stento a crederlo. Però pecunia non olet. Avevamo accordi solidi, avevo scritto una email ai comboniani un mese fa. Era un'operazione da 2,4 milioni circa per tutto il compendio. era tutto preparato, eravamo già dal notaio; poi abbiamo dovuto fermarci per vedere gli sviluppi della pandemia. Ora tutto è perso. Non voglio commentare questa operazione, lascio ai cittadini di Arco il giudizio».

«Il nostro progetto non è speculativo - spiega Roberto De Laurentis - non ci saranno volumetrie nuove e non ci sarà residenziale, né resort. Verrà conservata la vocazione urbanistica come servizi alle persone, tra le ipotesi, un centro di riferimento nazionale per il diabete».

De Laurentis poi chiarisce che il progetto di usare a fini sociosanitari l'ex compendio comboniano fu un'idea sua: «È dal 2013 che ci lavoro, da quando ero presidente della Fondazione; sono andato più volte a vedere gli edifici dei comboniani, ne parlai a Mattei che allora era sindaco di Arco, ne ragionammo come cda della Fondazione, ne parlai poi anche col successore Betta: volevamo la proprietà pubblica ma la gestione privata. Sei anni fa ne parlai con Sandrini, che poi portò avanti l'idea con la Fondazione anche con la presidenza Mattei. Sandrini poi si è accordo che non succedeva nulla. L'accordo per far partire l'operazione era stato lasciato scadere il 29 febbraio 2020. Sandrini si è quindi sentito libero da impegni con la Fondazione. Poi Sandrini e io ci siamo sentiti. Per me è sempre stata una idea che poteva funzionare e dunque abbiamo ripreso in mano il progetto. Qualunque cosa dica Mattei è una baggianata. Se lui ha speso soldi pubblici per il progetto, lo ha annunciato e non ne ha fatto nulla, ha sbagliato lui».

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