«Ci avete tolto tutto: lasciateci almeno i tuffi alla Madonnina»

di Claudio Chiarani

«Toglieteci tutto se volete, ma non la voglia di divertici con i tuffi». Christian Torboli è uno dei due rampolli di Umberto Torboli, figlio del grande "Tete" Carlo Torboli, a sua volta figlio di Carlo, fondatore delle famose Cantine Torboli che tanta gloria hanno dato al dopoguerra rivano con le sue Miss al Rosengarten e in giro per l'Europa.

Ma questa è un'altra storia, torniamo a Christian Torboli, appassionato tuffatore dalle grandi altezze ben documentate dai suoi video sul popolare canale You Tube. Il fratello Carlo è presidente di Agba, Alto Garda Bike Arena e si diverte con il Gravity in mountain bike. Anche questa, però, è un'altra storia.

Christian ha due splendidi bambini, Noah e Arya che porta con sé anche quando si tuffa dal castello di Malcesine, o alla ex Casa della Trota sotto al Ponale e, ovviamente anche dalla Madonnina lungo la pista ciclopedonale che porta a Torbole. «Ci hanno tolto tutto quello che c'era - afferma - a partire dalla spiaggia degli Olivi. Un luogo pensato per andare a farci il bagno e tuffarsi, quello bastava agli appassionati. Chiuso, area portuale, un peccato. Ora gli incidenti alla Madonnina dove si sono sempre tuffati, si tuffano e continueranno a farlo. Anche se arriverà il divieto, perché ormai i giovani si sono conquistati una libertà effimera, fatta di carte e divieti, fatta di proibizioni, si, certo di tanta tecnologia ma il divertimento è inibito da mille burocratici impedimenti. Poi ci sono i genitori, che appena succede qualcosa ai loro figli querelano. Una volta prendevi una sberla dopo che ti eri fatto male, così imparavi».

Christian Torboli non ha 70 anni, sia chiaro, ne ha meno della metà (34) e se un giovane come lui lo dice, una riflessione bisognerebbe farla. Allora alla Madonnina che si potrebbe fare? «Mettere lì un bagnino, tanto noi il trampolino ce l'abbiamo, non serve - dice – e ce lo portiamo da casa. Sistemare il tetto, certo, perché lassù i coppi di copertura sono fragili, ma sei anche più alto della sponda della ciclabile, il gusto è quello. So che si spaccano e questo ci dispiace, magari lasciare un tetto come c'era a Riva, alla casa dei tuffi dopo la Centrale, dove sempre mettendo i coppi si è spaccato tutto e poi sappiamo in che stato versa. Il Comune che fa? Sta implodendo tutto ormai».
Insomma, è il ragionamento di Torboli, tuffarsi è un divertimento e se si sbaglia qualcosa bisogna saperne pagare le conseguenze. Tagli, ferite, distorsioni o altro sono sempre accadute, sostiene, anche quando i sessantenni di oggi, negli stessi luoghi spiaggia degli Olivi compresa, per impressionare le teutoniche bellezze spiccavano il volo verso l'acqua. L'importante era disegnare un bel carpiato in aria. Poi se sotto c'era l'acqua, era molto meglio.

(nella foto un tuffo spettacolare immortalato dall'obiettivo di Graziano Galvagni)

 

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