Bestemmia alla benedizione Il parroco scrive all'anonimo

Il decano striglia il piccolo bestemmiatore. In occasione della benedizione del capitello votivo di S. Giuseppe in via Virgilio svoltasi mercoledì scorso 1° maggio, al momento culmine della celebrazione una voce giovanile ha urlato una bestemmia che nel silenzio generale del momento è stata udita da tutti e ha creato un momento di comprensibile sconcerto tra i presenti. In seguito a quell’episodio il decano di Riva don Dario Silvello ha deciso di scrivere una lettera aperta, che verrà letta oggi al termine delle varie messe e che è stata pubblicata sul sito delle parrocchie.

«Caro piccolo, anonimo bestemmiatore del 1° maggio - scrive don Dario - volevo condividere con te solo alcune riflessioni che in questi giorni sono maturate in me. Innanzi tutto penso che ti stupirai molto se inizio dicendoti grazie. Grazie perché la tua bestemmia urlata nel momento più importante della Messa, la consacrazione del pane e del vino, mi ha molto colpito. Mai in vita mia (e sono 30 anni che sono prete) ero stato colpito in questo modo. La tua bestemmia urlata con tutto il fiato che avevi nei polmoni mi ha fatto sentire molto vicino al mio Signore, nel quale credo e al quale ho donato, pur con tutti i miei limiti, la fragilità del mio peccato, la mia vita.

Ti confesso, mi hai sconvolto ma mai come in quella sera ho sentito il mio Signore così vicino a me. Grazie a te ho scoperto quanto quel Dio che tu hai definito “porco” è la sorgente dell’amore vero, amore donato fino in fondo. Come vorrei che anche tu potessi sperimentare questo. Ti assicuro che pregherò in questi giorni per te, perché nel buio nel tuo cuore possa entrare un po’ della luce che Dio solo sa essere e sa donare.

Grazie inoltre perché il tuo urlare quella bestemmia mi permette di rivolgermi a/lle troppi/e uomini e donne che forse ti sono stati anche pessimi consiglieri/e e che quotidianamente imprecano il nome di Dio sulle nostre strade, nei luoghi pubblici, nelle nostre case. Lo dico con apertura di cuore: la bocca deve essere connessa con il cervello prima di parlare. Sai, c’è un cantante che ha dei testi molto belli che mi piacciono - non sempre - ma che comunque apprezzo. È Fabrizio Moro che in Pensa, canzone veramente importante canta “prima di sparare pensa prima di dire e di giudicare prova a pensare pensa che puoi decidere tu - Resta un attimo soltanto un attimo di più con la testa fra le mani”. Pensate, mi piace dire a tutti i bestemmiatori e le bestemmiatrici: prima di bestemmiare… provate a pensare”.

Vorrei ora spostare la condivisione su un altro aspetto: pensi forse che la bestemmia offenda Dio? No prima di tutto offende te che, lo creda oppure no, di questo Dio sei figlio amato. Nessuno sputo lanciato al cielo ha mai raggiunto l’obiettivo… è ricaduto sul volto di chi lo ha lanciato. Vorrei confidarti un’ulteriore riflessione: so che sei molto giovane. Mi è sorta questa domanda: non è che forse hai dovuto affrontare una “prova di coraggio”, una sorta di rito di introduzione imposto da qualche “amico”? Se fosse così, sappi che la bestemmia non rende certo grandi. All’inizio della lettera ti ho definito piccolo. Lo sei, lo sono tutti i bestemmiatori. Grande è chi ama e sa donare. Ti ho definito “anonimo”. Per me sei tale, senza volto, senza nome, senza identità perché sei scappato, hai lanciato il sasso e ritirato la mano. Pessimo modo di essere uomini. Sappi invece che io ci sono, se vorrai incontrarmi per me non sarà un problema. Un saluto a te, dal tuo parroco, perché tu, come tutti e tutte, che abiti, vivi, gioisci, soffri, hai un parroco. Forse non sai chi sono ma mi piace dirti che prima di tutto sono uno che ha cercato e cerca ogni giorno di seguire quel Dio che è Amore condiviso, spezzato, donato. Ciao, don Dario».

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