Spacciatore espulso Alternativa al carcere

di Paolo Liserre

L'importante per lui era uscire dal carcere perché lì dentro proprio non ce la faceva più. A costo di tornare nel suo Paese, quel Paese (il Pakistan) da dove qualche anno fa era scappato alla ricerca di fortuna.

Ali Pervez Mir, 23 anni, di fatto clandestino e senza fissa dimora, in Pakistan c'è tornato già ieri, messo su un aereo dalle forze dell'ordine poco dopo la sentenza del gup di Rovereto di fronte al quale il suo legale d'ufficio ha patteggiato due anni e due mesi di reclusione (oltre a 2.000 euro di multa) per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.

Sotto il profilo giudiridico, quella di Mir è una storia quasi unica perché è una delle prime volte (se non la prima volta in assoluto) che in casi del genere viene applicato l'articolo 16 del decreto legislativo del 1998 sull'immigrazione. Ovvero la possibilità di convertire la pena detentiva con l'espulsione immediata, ma immediata veramente visto che l'imputato viene accompagnato «manu militari» direttamente all'aereoporto e caricato sull'aereo che lo riporta in patria. Con l'aggiunta del divieto di reingresso in Italia per un periodo non inferiore ai 10 anni, altrimenti dovrà scontare la pena comminatagli per il reato principale e in più quella per aver trasgredito al divieto.

Quello di Ali Pervez Mir è uno dei sette nomi finiti nell'ormai famosa inchiesta «Spiagge Pulite» che all'inizio di dicembre dell'anno scorso ha portato i carabinieri della Compagnia di Riva ad effettuare 7 arresti, 18 denunce a piede libero e a segnalare la bellezza di oltre 60 ragazzini quali «consumatori di sostanze stupefacenti». Un'intera estate di indagini, appostamenti e pedinamenti per mettere fine ad un giro di spaccio che aveva la sua base nella zona del lungolago, tra il parco della Colonia Miralago e il Villino Campi. Ali Pervez Nir ha definito la sua posizione con la giustizia patteggiando e convertendo la pena nel rimpatrio immediato. Gli altri arrestati, quasi tutti ancora in carcere, sembrano orientati a percorrere anche loro la strada del patteggiamento.

L'inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Rovereto, e condotta sul «campo» dai Carabinieri sotto il comando del capitano Marcello Capodiferro, portò alla luce un sistema diffuso, sotto gli occhi di tutti. La vendita, prevalentemente di hashish, avveniva alla luce del sole. La droga veniva nascosta in anfratti, cespugli e addirittura sugli alberi venendo prelevata all'occorrenza per essere spacciate agli acquirenti. In questo modo si evitavano i controlli su "strada" e quindi il rischio di vedersi sequestrata la droga. E anche il consumo da parte degli acquirenti avveniva il più delle volte sul posto, tra i prati del Villino Campi e della Colonia Miralago. Acquirenti giovani ma anche giovanissimi (ben 63 su 69 segnalati sono minorenni) che potevano comprare hashish e marijuana a prezzi vantaggiosi, da 5 a massimo 10 euro alla dose.

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