Altri quindici rifugiati ad Arco ospiti in tre case della curia

I profughi in arrivo, saranno ospitati in canonica, in via Capitelli e a Vigne

di Roberto Vivaldelli

La macchina della solidarietà è pronta a mettersi in moto. La Chiesa trentina, attraverso la parrocchia di Arco e in collaborazione con i diversi attori che si occupano dell’accoglienza dei profughi sul territorio - Cinformi provinciale, Caritas e cooperativa sociale «Arcobaleno» - ha messo a disposizione alcuni immobili destinati a ospitare una quindicina o forse più di rifugiati, in arrivo nelle prossime settimane.

Si tratta, nello specifico, di cinque appartamenti dislocati in tre case, prevalentemente nella zona del romarzollese. Tre saranno messi a disposizione nella canonica arcense, uno in quella di Vigne e uno nella palazzina degli scalabriniani di via Capitelli ad Arco.

Don Walter Sommavilla, parroco di Arco, conferma la notizia: «Gli appartamenti sono pronti - spiega don Walter - manca davvero poco. Di preciso non sappiamo esattamente quanti profughi arriveranno, una quindicina sicuri. Al massimo ne possiamo ospitare quattro o cinque per ogni appartamento, non di più; aspettiamo notizie certe nei prossimi giorni dal Cinformi. Credo comunque che nell’arco di un paio di settimane le cose si avvieranno».

Ancora da chiarire se si tratterà di nuclei famigliari o altro: «Non abbiamo alcuna preclusione - chiarisce don Walter - noi siamo pronti e disponibili a quello che Cinformi, attraverso la diocesi trentina, ci comunicherà. Chiaramente a noi farebbe molto piacere ospitare delle famiglie, ma se così non sarà non c’è problema».

Romano Turrini, presidente della Caritas decanale di Arco, nonché socio della cooperativa sociale «Arcobaleno», parla della attuale situazione dell’accoglienza sul territorio comunale e dei nuovi arrivi: «I rifugiati - racconta Turrini - si stanno integrando molto bene, anche grazie allo splendido lavoro delle nostre operatrici, stanno imparando in fretta l’italiano. So che dopo l’appello del Papa la curia ha iniziato una sorta di monitoraggio e ad Arco tre appartamenti sono risultati essere sfitti e idonei a accogliere i profughi. Si creerà un’altra bella occasione di ospitalità, ovviamente nei limiti imposti dalla Provincia. Si sarebbe potuto individuare un albergo libero dove accoglierne un centinaio, ma non è un modello che funziona, soprattutto per un piccolo centro come il nostro». Il numero dei rifugiati presenti ad Arco è quindi pronto a salire a circa una trentina di persone, confacente alla quota stabilità dalla Provincia alla città all’ombra del castello. Quindici, al momento, alloggiano già in una struttura privata in località Moleta, presa in affitto dal Cinformi.

Sul fronte dell’accoglienza, l’amministrazione comunale non vuole stare a guardare: «Come giunta - spiega l’assessora alle politiche sociali e giovanili del Comune di Arco Silvia Girelli - vogliamo partecipare e collaborare nel modo più concreto possibile al fine di favorire l’integrazione dei rifugiati che arrivano sul nostro territorio. In questo la curia e le cooperative sociali svolgono un ruolo fondamentale di supporto, è importante riuscire a far capire ai cittadini la profonda sofferenza che queste persone provano. Dall’altra, è altrettanto fondamentale proseguire con le iniziative e le azioni che già sono state messe in campo, come la settimana dell’accoglienza di ottobre».

Oltre all’integrazione, l’amministrazione sta valutando l’ipotesi di impiegare i rifugiati nei cosiddetti lavori «socialmente utili», come ipotizzato anche dal sindaco Alessandro Betta qualche settimana fa: «Ci stiamo ragionando - conferma Silvia Girelli - si potrebbe coprire quei mesi in cui l’intervento 19 non è attivo, è una strada tutta da approfondire. Come amministrazione stiamo appunto studiando delle modalità di coinvolgimento attivo».

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