Sono 450 i cipressi malati a Riva del Garda

Su una popolazione di oltre 700 cipressi pubblici, una quota variabile tra il 60 e il 70 per cento è stata colpita, nell’àmbito urbano e in modo rilevante (cioè interessando oltre la metà della chioma), dall’afide del cipresso, nome scientifico <+corsivo>Cinara cupressi<+testo>, mentre molto inferiore è stato l’impatto in periferia e in fascia lago. Nessuna pianta ha subito danni importanti (si contano quattro cipressi gravemente ammalati ma per cause diverse, tra cui il cancro del cipresso) e, soprattutto, tutte le piante, anche quella colpite in modo più pesante, stanno riprendendo la germogliazione e un aspetto normale.
È quanto ha rilevato il servizio verde pubblico del Comune di Riva, che lo scorso 30 luglio è stato invitato ad un incontro scientifico a Torri del Benaco.
L’incontro è stato promosso dal Comune, invitati numerose municipalità gardesane (per Riva il responsabile del servizio verde pubblico Mauro Calliari), con Andrea Battisti del Dipartimento di agronomia animali alimenti risorse naturali e ambiente dell’Università di Padova ed esperti della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige. Qui è emerso, tra l’altro, che la ricerca deve dare ancora alcune risposte, stante dati a disposizione particolarmente esigui. Anche perché le esplosioni del parassita sono cicliche e l’ultima osservata, di intensità pari a questa, risale a circa 30 anni or sono. Un’altra certezza: ricerca e soluzioni devono essere condotti in modo unitario, con una regia unica, come richiesto dal sindaco Adalberto Mosaner nel corso dell’estate, con una lettera spedita a tutte le amministrazioni rivierasche e a quelle dell’Alto Garda, alla Provincia di Trento e alla Fondazione Edmund Mach, inoltre alle Regioni Lombardia e Veneto e alle Provincie di Mantova, Brescia e Verona, in cui il sindaco ha lanciato un appello per la difesa comune degli alberi sempreverdi, «simboli di bellezza del paesaggio italiano ed elementi fondamentali nelle aree a clima mediterraneo dell’Alto Garda e della valle del Sarca».
L’afide è sempre presente sulle piante ma di norma senza danni, perché le popolazioni d’insetti si riducono drasticamente in inverno ed in estate, in corrispondenza delle basse e delle alte temperature. Quest’anno, complice il particolare andamento climatico, si è verificato un attacco dei parassiti nel centro-nord d’Italia, in modo particolare in ambienti urbani e sub urbani; danni poco evidenti si riscontrano sulle piante in ambiente agrario, poco o nullo nei boschi naturali di cipresso. I danni maggiori si rilevano su piante innestate di produzione vivaistica e in misura minore sulle piante da seme. Un dato che ormai è certo è che la pianta sopravvive all’attacco e ricostruisce la chioma, ripartendo da gemme poste alla base dei rami. Nei casi più gravi, e su piante fortemente debilitate, l’aggressione dell’afide può portare all’attacco di altri insetti, con esiti più gravi, compresa la morte della pianta.
Ogni azione di lotta si effettua in presenza del parassita, sicché occorre attendere l’autunno e l’abbassamento della temperatura, quando il servizio verde pubblico, monitorando le piante, individuerà quelle da sottoporre a trattamento, d’intesa con la Fondazione Mach. In questa fase sono di norma sufficienti trattamenti leggeri, mentre in caso di attacco più pesante si adottano trattamenti endoterapici. In questo periodo invece non sono necessari interventi perché si vàluta che le piante arrossate si possano riprendere entro tempi ragionevoli. Si interviene solo sulle piante più colpite, sostenendole nella nuova germogliazione con una leggera fertilizzazione (per non rendere le foglie troppo vigorose e quindi suscettibili agli attacchi degli afidi).
Il servizio verde del Comune è disponibile per informazioni al numero 0464-573892.

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