Sant'Orsola progetta un patto con Melinda

Sant'Orsola 17° magazzino di Melinda? Triplice alleanza tra i piccoli frutti, la Valentina di Mezzacorona e la Sft fuoriuscita dalla «Trentina», per una nuova Op? Rilancio del progetto Assoberry, con gli alsaziani e produttori italiani, dopo che si sono sfilati i veronesi di Aurora (in cui sono confluiti ex soci di Sant'Orsola)?Sono le 3 ipotesi che girano dopo che il brutto buco di bilancio della coop dei piccoli frutti (quasi 3 milioni)

di Paolo Ghezzi

Sant'Orsola 17° magazzino di Melinda? Triplice alleanza tra i piccoli frutti, la Valentina di Mezzacorona e la Sft fuoriuscita dalla «Trentina», per una nuova Op? Rilancio del progetto Assoberry, con gli alsaziani e produttori italiani, dopo che si sono sfilati i veronesi di Aurora (in cui sono confluiti ex soci di Sant'Orsola)?
Sono le 3 ipotesi che girano dopo che il brutto buco di bilancio della coop dei piccoli frutti (quasi 3 milioni) è stato approvato  obtorto collo da un'assemblea che si affida (tranne 3 voti contrari) alla cura risanatrice di Fabio Rizzoli, convinto di poter tornare all'utile già nel 2014, grazie a una  spending review  che - senza licenziare nessuno (se non l'ex direttore Scrinzi, s'intende) - vale 2,2 milioni di euro l'anno di sola razionalizzazione.
Il direttore Apot  Alessandro Dalpiaz  dice che il progetto Assoberry - dopo un anno di studio - è tornato nel cassetto, mentre il dialogo tra Melinda e Sant'Orsola potrebbe dare (metafora inevitabile) buoni frutti: «Al di là della valorizzazione della ciliegia per i nonesi - spiega - credo che una diversificazione della monocoltura della mela nelle valli del Noce sia interessante, e che una nuova convenzione Sant'Orsola-Melinda sui piccoli frutti, con una forte alleanza di marketing, potrebbe dare esiti importanti. Al di là dell'ipotesi, percorribile ma non necessaria, dell'affiliazione in Melinda».
 Fabio Rizzoli  è reduce dall'«assemblea più faticosa, ma anche divertente della mia vita, perché le battaglie mi piacciono e se sono lì a Sant'Orsola gratis è per fare ripartire una cooperativa di bravi coltivatori che non meritava di saltare per l'anarchia gestionale subentrata ai tempi delle vacche grasse».
 Ma siete pronti ad entrare in Melinda, o no, dottor Rizzoli?
 «Ci siamo dati 40 giorni di tempo per trovare un accordo soddisfacente. Che i soci nonesi di Sant'Orsola fossero insoddisfatti, e si siano lamentati sonoramente con Melinda, è un fatto. Ma è bastato un primo incontro con il presidente Odorizzi e con il direttore Granata per avviare un dialogo positivo, che ora prosegue a livello tecnico e che sono convinto possa sfociare in una nuova alleanza interessante. A pari dignità, però, perché Sant'Orsola ha fior di know-how nei piccoli frutti, che neppure San Michele può vantare».
 Viceversa, Melinda è maestra di marketing, che è la gamba scricchiolante dei piccoli frutti di Sant'Orsola.
 «Per questo, insediato l'ingegner Matteo Bortolini come direttore di produzione, cerco - oltre a un responsabile amministrativo - un direttore marketing che sappia spingere il nostro prodotto sul mercato internazionale. Se pensiamo di poter sfidare gli spagnoli sui costi della fragola, finiremo massacrati: viceversa, dobbiamo saper valorizzare la fragola di montagna».
 Come Melinda ha fatto con la sua mela di media e alta quota, insomma?
 «Sant'Orsola deve e può ripartire all'insegna dell'innovazione. E l'alleanza con Melinda è uno dei tasselli».
 Dicono che lei abbia trovato pasticci anche nei rapporti con Cofav, sui vostri 50mila quintali di mele. È vero che i soci di Sant'Orsola ci han perso soldi?
 «Sulla valorizzazione del prodotto non entro: la remunerazione è quella dei soci Cofav. Sul magazzino di Susà affittato a loro per 65mila euro l'anno, ho ottenuto un adeguamento del contratto. Fa parte del riaggiustamento che, con criteri manageriali e in pieno spirito cooperativo, sono convinto che riusciremo a far andare in porto».
Twitter: @pgheconomiadige

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