Conti / Pubblico

Lavora per sé e per il Comune di Strembo: dovrà versare 64mila euro all’amministrazione

L'indagine è stata condotta dalle Fiamme gialle, che avevano evidenziato nell'informativa una serie di incarichi non autorizzati svolti dal tecnico per un totale di 82.200 euro. Dodici sono i lavori contestati, di cui 5 a favore di amministrazioni pubbliche della zona e 7 commissionati da privati

STREMBODipendente part time di due amministrazioni, poi incardinato a Strembo con contratto full time, un tecnico trentino anche dopo l'assunzione nel pubblico impiego avrebbe continuato a mantenere le redini della società di cui è stato amministratore ed a svolgere attività libero professionale sia per privati che per i comuni della valle.

Ora dovrà versare a favore dell'Ente che l'ha assunto a tempo pieno ben 64mila euro, di cui 56mila per danno da mancato riversamento (ossia la somma totale dei compensi non restituiti all'amministrazione, tranne per i periodi part time) più 7.700 euro per la responsabilità amministrativa, ossia per danni da disservizio: così ha deciso la Sezione giurisdizionale della Corte dei conti, presieduta da Chiara Bersani.

L'indagine è stata condotta dalle Fiamme gialle, che avevano evidenziato nell'informativa una serie di incarichi non autorizzati svolti dal tecnico per un totale di 82.200 euro. La procura erariale ha rilevato «la massima indifferenza con la quale omissis, dopo lo svolgimento dell'incarico professionale, dava indicazione ai dipendenti della società omissis in merito alle modalità con le quali procedere alla relativa fatturazione (se utilizzare la partita Iva sua personale o con quella della società), di fatto assumendo attività gestionali della stessa società pur svolgendo già attività lavorativa alle dipendenze della pubblica amministrazione».

Il tecnico ha respinto ogni accusa, evidenziando tra l'altro di non aver percepito alcun compenso dalla società da lui fondata, in quanto - dopo l'assunzione nelle amministrazioni pubbliche - la sua attività si sarebbe limitata alla conclusione degli incarichi già in corso. Sono agli atti, a suo favore, le dichiarazioni di due amministratori comunali che affermavano che lo svolgimento dell'attività libero professionale del tecnico non avrebbe mai influito sul suo rendimento lavorativo presso gli Enti.

Analizzando il caso, la Corte dei conti ha ritenuto «pacifico» il fatto che omissis «ha continuato ad esercitare, anche successivamente all'assunzione nei pubblichi impieghi appena indicati e senza specifica autorizzazione, l'attività libero professionale di geometra, sia in proprio, sia a mezzo della società commerciale omissis, di cui deteneva le quote prevalenti di partecipazione».

Una condotta omissiva che, secondo il Collegio, è stata intenzionale proprio dopo l'assunzione full time avvenuta nell'agosto 2018. La partita Iva è stata chiusa il 31 dicembre dello stesso anno, ma dalle indagini della guardia di finanza emerge che alcuni incarichi sarebbero stati espletati nel 2019. Per la Corte dei conti, la libera professione non sarebbe stata occasionale, dunque ipoteticamente autorizzabile, bensì «abituale, costante e continua, quindi non autorizzabile e del tutto incompatibile con lo status di dipendente pubblico a tempo pieno».

Dodici sono i lavori contestati, di cui 5 a favore di amministrazioni pubbliche della zona e 7 commissionati da privati. Nella sentenza di condanna al pagamento di 64mila euro a favore del Comune di Strembo, viene rilevato che il tecnico «nel momento in cui ha assunto l'impiego pubblico a tempo pieno avrebbe dovuto cessare immediatamente la partita Iva ed avrebbe altrettanto prontamente dovuto recedere dai contratti di prestazione professionale sin ad allora accettati: ma così non è stato ed è dunque incorso nell'incompatibilità assoluta».

La società di cui è stato amministratore risulta «un mero schermo societario, un soggetto unico interposto (abuso della persona giuridica) finalizzato a celare prestazioni professionali». Gli incarichi fatturati dalla società erano in realtà riferibili al tecnico, dunque considerati illeciti dalla Corte dei conti, ad esclusione di quelli riferibili al periodo in cui il tecnico era impiegato a tempo parziale.

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