Opere / Il caso

I cittadini contro il "data center" nelle miniere: no alla vendita dei terreni di uso civico di Mollaro e Tuenetto

Ricorso al Tar di 46 residenti contro la delibera comunale, ma la Miniera San Romedio ha già rinunciato e cambierà il progetto spostando le infrastrutture sulle proprie proprietà

di Fabrizio Brida

PREDAIA. Si accendono - di nuovo - i riflettori sul "Trentino Data Mine", innovativo data center "green" e centro di ricerca che verrà realizzato sul territorio di Predaia grazie a un accordo tra il Comune, la Provincia, l'Università di Trento e la società Miniera San Romedio.

Non tutti, però, vedono di buon occhio ogni passaggio di questa iniziativa che vedrà un finanziamento da 18,4 milioni di euro sul Pnrr a fronte di un costo totale di oltre 50 milioni. Gran parte della spesa rimanente (circa 31,8 milioni) sarà coperta dall'ambito privato.

Un gruppo di cittadini, formato da 46 persone residenti nelle frazioni di Mollaro e Tuenetto, le più vicine alla zona del Cirò dove sorgerà il nuovo centro di studio e ricerca, ha presentato ricorso al Tribunale Regionale di Giustizia Amministrativa di Trento (Trga) per ottenere l'annullamento dell'accordo di programma tra gli enti coinvolti.

La Provincia, da parte sua, «non apparendo fondati i motivi che stanno alla base del ricorso», ha dato incarico agli avvocati Giacomo Bernardi, Lucia Bobbio e Francesca Parotto dell'Avvocatura della Provincia «di resistere al gravame, affidando la rappresentanza e la difesa della Provincia autonoma di Trento, con facoltà di agire anche disgiuntamente e di esercitare ogni facoltà assegnata dalla legge al difensore».

L'opposizione dei cittadini è relativa essenzialmente alla vendita dei terreni da parte del Comune di Predaia, sui quali insiste il vincolo di uso civico, alla Miniera San Romedio per la realizzazione delle infrastrutture in superficie, destinate a uffici e aree studio necessarie per la ricerca e lo sviluppo, che si affiancheranno al ricovero dei server sottoterra, nelle celle ipogee.

Le risorse ottenute dalla cessione degli appezzamenti sarebbero state subito reinvestite, parzialmente per reintegrare il bosco ceduto e in gran parte per delle opere nelle frazioni di Mollaro e Tuenetto.

Il problema, però, pare essersi già risolto a priori. Il partenariato pubblico-privato coinvolto, onde evitare criticità legate alle tempistiche di realizzazione del progetto, ha infatti deciso di procedere comunque a spron battuto utilizzando terreni di proprietà.

Dal punto di vista strategico, dunque, non cambierà nulla. Verranno solo spostate le strutture di qualche decina di metri per ricadere totalmente nei terreni già in possesso della Miniera San Romedio, proprietaria nella zona di un'area di circa 3 ettari complessivi. Miniera che, proprio a fronte dell'opposizione del gruppo di censiti, ha messo in campo questo "Piano B" rinunciando all'acquisto dei terreni inizialmente coinvolti nell'iniziativa, perché non essenziali alla realizzazione del progetto e perché era concreto il rischio, alla luce delle tempistiche strette imposte dal Pnrr, di perdere tempo prezioso.Una volta concluso l'iter di costruzione delle varie strutture tecnologiche, non è comunque escluso che si possa confrontare con le Asuc di Mollaro e Tuenetto appena costituite per concordare possibili acquisti di altri terreni per uno sviluppo ulteriore del sito.

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