Contadino di Revò muore a soli 46 anni, la famiglia chiede il rito funebre in latino: celebrato al cimitero
Il funerale di Davide Fattor si è svolto con la messa tridentina dei cattolici tradizionalisti, non riconosciuta da papa Francesco. L'Arcidiocesi: non vi è stato nessuno diniego all’utilizzo della chiesa, ventilata dai familiari del defunto la celebrazione presso il campo santo. E una sottolineatura: "La cerimonia è stata presieduta da un sacerdote appartenente all’Istituto Mater Boni Consilii, associazione che apertamente non riconosce l’autorità pontificia, collocandosi di fatto fuori dalla comunione con la Chiesa cattolica"
REVÒ. La famiglia chiedeva la celebrazione funebre in latino, in chiesa a Revò, con il rito tridentino dei cattolici tradizionalisti, non accettato da papa Francesco, che in materia ha rivisto le precedenti decisioni di papa Ratzinger. Così i funerali di Davide Fattor, noto agricoltore morto a soli 46 anni, si sono svolti al cimitero, venerdì scorso, 5 agosto.
I familiari hanno chiesto che la funzione funebre fosse celebrata secondo il rito di San Pio V° con il quale Davide e la moglie Agnese si erano sposati in Polonia e avevano anche battezzato i quattro figli.
A sostenere le ragioni della famiglia e dei cattolici tradizionalisti è stato don Ugolino Giugni.
Secondo il sacerdote, l'ecumenismo di papa Bergoglio non dovrebbe escludere chi intende perpeturare la Chiesa tradizionale dei secoli scorsi: "Concede le chiese, permette le concelebrazioni a tutte le religioni, accetta perfino la celebrazione della messa sul bagnasciuga in costume e con un materassino per altare, ma le vieta unicamente ai cattolici tradizionalisti”.
Ma di fronte a questa polemica, è intervenuta oggi, nel tardo pomeriggio, la stessa Diocesi di Trento, che ha diffuso una nota di precisazione per sottolineare che non è mai stato negato l'uso della chiesa per la cerimonia funebre.
"In merito alla notizia del funerale - si legge nella nota - di venerdì 5 agosto a Revò, per il quale sarebbe stato negato l’utilizzo della chiesa parrocchiale, l’Arcidiocesi di Trento precisa che non vi è stato nessuno diniego all’utilizzo della chiesa stessa.
Al parroco di Revò il quale, a fronte della richiesta di celebrare in chiesa con il rito antico, correttamente si rivolgeva all’Ordinario diocesano per una valutazione del caso, gli stessi familiari ventilavano, contestualmente, l’ipotesi di celebrare le esequie presso il cimitero di Revò.
Non si è quindi nemmeno posto il problema di autorizzare o meno la celebrazione, che è avvenuta in uno spazio pubblico e secondo il rito richiesto dai familiari.
Va peraltro precisato che la celebrazione è stata presieduta da un sacerdote appartenente all’Istituto Mater Boni Consilii, associazione che apertamente non riconosce l’autorità pontificia, collocandosi di fatto fuori dalla comunione con la Chiesa cattolica", conclude la nota dell'Arcidiocesi.