Scuola / Il caso

Il servizio mensa scolastica in Val di Non nell’occhio del ciclone, genitori esasperati

Tiziana Pancheri, membro della commissione: “Sapevo della scarsa qualità delle pietanze e di come vengono male cucinate e servite, ma non credevo fino a questo punto. Ho potuto appurare di mia bocca e chiedere se capita spesso che, come accaduto, l'intera portata principale venga lasciata da tutti”

CLES. Torna nell'occhio del ciclone il servizio mensa scolastica in Val di Non. Stavolta le lamentele arrivano dalla scuola primaria dell'istituto comprensivo "Bernardo Clesio" di Cles, in particolare da una mamma, Tiziana Pancheri, membro della commissione mensa, che si è fatta portavoce del malumore da parte di genitori e non solo che, come lei, si dicono stanchi di una situazione ormai insostenibile.

«Dopo aver ricevuto una moltitudine di lamentele da parte di scolari, genitori e insegnanti riguardo alla qualità del cibo, allo spreco e soprattutto alle criticità dei bambini con problemi di salute, è stata convocata la commissione mensa e martedì abbiamo pranzato a scuola - spiega Tiziana Pancheri -. Sapevo della scarsa qualità delle pietanze e di come vengono male cucinate e servite, ma non credevo fino a questo punto. Ho potuto appurare di mia bocca e chiedere se capita spesso che, come accaduto, l'intera portata principale venga lasciata da tutti. Purtroppo la risposta è stata disarmante, perché si tratta praticamente della normalità».

Dal racconto di questa madre emerge come le uniche pietanze finite nella pancia dei piccoli durante il pranzo di martedì siano state le carote julienne e lo yogurt. Evidentemente un pasto non adatto a dei bambini che vivono una fase importantissima di crescita sia fisica che cognitiva. Senza dimenticare il fatto che gli avanzi vanno tutti a finire nel bidone della spazzatura. «Quanto spreco - prosegue Tiziana Pancheri - bambini affamati e cibo buttato, quando basterebbe così poco per garantire loro comfort e benessere psicofisico».

Da parte sua Silvano Dominici, commissario della Comunità della Val di Non che si occupa della gestione del servizio mense scolastiche della valle, spiega di aver preso atto delle segnalazioni e di aver effettuato di persona le opportune verifiche. «Giovedì ho pranzato in mensa per appurare eventuali criticità - racconta -. Ci erano giunte segnalazioni non solo rispetto al gusto dei cibi, ma anche alla sicurezza alimentare. Se si parla di intolleranze o allergie, e della gestione di diete speciali, il problema va affrontato con la massima serietà. Questo tipo di avvisaglie, tra l'altro, andrebbero presentate immediatamente, senza aspettare la convocazione della commissione mensa».

Per quanto riguarda la qualità delle pietanze, però, Dominici dipinge un quadro leggermente diverso. «Obiettivamente ho trovato una situazione positiva, molto più tranquilla rispetto all'anno scorso, quando il Covid ha inciso in maniera pesante sul servizio - rivela il commissario -. In questo momento non ho elementi per confermare giudizi così pesanti. Ci sono arrivate comunicazioni, poi, in cui si metterebbe in dubbio la nostra terzietà rispetto all'appaltatore. Vorrei dire che noi non siamo gli avvocati della ditta, dobbiamo semplicemente verificare che i dettagli del contratto d'appalto siano rispettati. Ci sono poi i Nas e gli enti preposti alle verifiche igienico-sanitarie che controllano l'operato».

La Comunità di Valle, in ogni caso, sta cercando di affinare il servizio dove possibile. «Stiamo predisponendo ulteriori controlli per migliorare anche l'aspetto del menù - conclude Dominici -. Che il risotto col radicchio servito martedì non sia stato gradito può essere, valuteremo come è stato percepito il piatto negli altri plessi scolastici ed eventualmente vedremo di toglierlo dal prossimo menù. Esiste comunque una difficoltà nel trovare il modo per inserire le verdure nella dieta delle mense e un escamotage è quello di proporle nei primi. Il nostro obiettivo, infatti, non è solo quello di sfamare gli scolari, ma anche di fare educazione alimentare».

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