Acque agitate in Melinda: «Ma davvero ci serve una nuova sala da 25 milioni a Casez?»

di Giorgia Cardini

Lo scontro in atto dentro Melinda da oltre un anno e mezzo, fa un ulteriore balzo in avanti. Un gruppo di soci, nei giorni scorsi, ha messo a punto una petizione contro uno dei progetti principali del Piano industriale 2020-2022 da 100 milioni, approvato dal Cda di Melinda l’11 luglio 2019.
L’iniziativa punta a fermare l’investimento da 25 milioni di euro circa per la nuova sala di precalibraggio e confezionamento della cooperativa Alta Val di Non di Casez, che ha ora una capacità produttiva di 38 mila tonnellate annue (3.800 vagoni) e ha aderito al progetto ipogeo sito a Tuennetto di Predaia, costruendo spazi per conservare circa 5 mila tonnellate (500 vagoni). Il progetto contestato porterà la capacità della cooperativa a 100 mila tonnellate l’anno (10 mila vagoni).
Secondo i promotori della petizione, la scelta di investire in Alta Val di Non è sbagliata per più di un motivo: perché «ci sono già 4 strutture (Terza Sponda, Cocea, Contà e Coba) con capacità produttiva di oltre 100 mila tonnellate ciascuna e quindi potenziale produttivo di 400 mila tonnellate» (nel 2018, anno record, si è arrivati a 443.600 tonnellate di mele prodotte); per un problema di vivibilità e traffico dell’alta valle, dove il viavai dei tir e dei trattori inevitabilmente aumenterebbe; perché «l’investimento impegnerà finanziariamente per 2 anni la quasi totalità delle risorse messe a disposizione attraverso i piani operativi, risorse solitamente destinate al sostegno di molteplici azioni quali marketing, personale qualità, manutenzione strutture delle cooperative socie di Melinda, lotta integrata eccetera, con la conseguenza di un aumento di incidenza delle spese gravate sulla produzione, oltre all’ aumento dell’indebitamento di Melinda per far fronte allo sforzo finanziario».

Una volta diffusa, la petizione è stata rilanciata dal presidente del Consorzio ortofrutticolo del Contà Francesco Cattani ai propri soci con una comunicazione, per metterli al corrente dell’iniziativa. Ma la petizione, insieme al sostegno dato da Cattani ad essa, è arrivata anche nelle mani del vertice di Melinda.
E giovedì il presidente Michele Odorizzi ha replicato all’iniziativa con una lettera inviata via “Melinda app” ai 4.000 conferitori del Consorzio, puntando direttamente il dito contro Cattani. Dito puntato e dimissioni “suggerite” - in fondo alla lettera - con questa forma: «Chi non condivide queste esigenze è chiamato ad assumere decisioni coerenti con le proprie (differenti) convinzioni».

Odorizzi, ripercorrendo l’iter di approvazione del Piano industriale, ricorda ai 4.000 soci di Melinda che«il Consiglio di amministrazione, nella seduta dell’11 luglio 2019, ha approvato il Piano Industriale 2020/2022 fissando le priorità degli investimenti da finanziare»: una decisione «oggetto di un processo decisionale democratico, svoltosi nel rispetto delle regole fissate dalla legge e dallo statuto del Consorzio. I voti contrari sono stati solo due, motivati non con la contrarietà al merito del Piano industriale, bensì esclusivamente in ragione delle tempistiche assegnate a lavori da eseguire presso le cooperative dei due consiglieri contrari». Odorizzi aggiunge poi che «anche Cattani ha affermato e verbalizzato ripetutamente che a suo avviso le priorità da perseguire dovevano essere individuate “nella costruzione di celle ed ammodernamento delle sale di confezionamento”» e che «nessuno dei consiglieri contrari ha provveduto ad impugnare la deliberazione adottata, come sarebbe stato loro preciso obbligo laddove avessero ritenuto detta deliberazione pregiudizievole per gli interessi del Consorzio». Il presidente ricorda poi anche che «le scelte assunte dal consiglio di amministrazione sono state presentate all’assemblea dei 300 e sono state oggetto di ben cinque assemblee congiunte con tutte le Cooperative consorziate, proprio al fine di condividere in modo democratico decisioni che riguardano il futuro del Consorzio».
Per Odorizzi, «la democrazia deve essere esercitata nelle sedi a ciò preposte e nel rispetto delle regole» e per questo non si può condividere «la posizione del consigliere Cattani, che si è fatto ora promotore di un pronunciamento spiccio, senza alcuna regola, senza adeguata informazione (imprescindibile per poter comprendere pienamente le ragioni delle decisioni adottate) e senza alcuna garanzia di contraddittorio (quello stesso contraddittorio che invece ha caratterizzato tutte le fasi che hanno portato alle decisioni assunte dal Consiglio di amministrazione)».
Il presidente nella lettera non entra nel merito della scelta contestata ma afferma: «Dando esecuzione al Piano Industriale 2020/2022, Melinda non solo garantirà il futuro del Consorzio e dei soci delle sue Cooperative, ma contribuirà anche a dare impulso all’economia, dando lavoro ad imprese locali in un momento di gravissima difficoltà».

La conclusione è lapidaria: «L’iniziativa (di appoggiare la petizione, ndr) è tanto più grave se si tiene presente che proviene da un consigliere di amministrazione di Melinda, che ha così deciso di porsi al di fuori del sistema democratico disciplinato dalla legge e dallo statuto del Consorzio, giacché il rispetto delle regole democratiche che presiedono alla vita delConsorzio è imprescindibile: chi si pone al di fuori di queste regole si pone al di fuori del Consorzio».

Francesco Cattani, a cui abbiamo chiesto un commento, si limita a dire: «Non intendo replicare qui: le critiche sul progetto non sono personalistiche, ma si basano sui dati di fatto evidenziati nella petizione. Ne parleremo nelle sedi competenti».

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