Romeno, scontro e polemiche sui nuovi impianti agricoli

di Andrea Tomasi

Le praterie dell'Alta Val di Non sono "osservate speciali". Territorio ancora non compromesso dalle coltivazioni tradizionali. E una buona fetta della popolazione è molto vigile sulla questione della tutela dei cosiddetti "Pradiei" come ormai vengono chiamati i prati incolti della zona.

Proprio perché non toccati dalla "melicoltura", sono considerati di particolare pregio ambientale (un vero e proprio "polmone", in un territorio che fa i conti da sempre con l'utilizzo di pesticidi) e paesaggistico. La sensibilità è tale che nei giorni scorsi, vedendo un nuovo impianto agricolo nella zona dei Pradiei del territorio comunale di Romeno, che non è passata inosservata la realizzazione di un nuovo impianto agricolo, con pali di legno: un impianto che ad un occhio profano potrebbe sembrare destinato ai meli. Ma così non è, ci confermano dal Municipio.

Si tratta infatti di un vitigno o, meglio, di vitigno "in fase embrionale". È il secondo che viene realizzato, dallo stesso privato, in quell'area. E su questo si innesta la polemica con l'amministrazione comunale, perché il sindaco Luca Fattor - che rivendica un ruolo di primo piano nella difesa di un territorio che da tempo è oggetto delle cronache trentine - sottolinea. «Abbiamo fatto una variante al Piano regolatore generale che parla chiaro: non ci può essere la posa di pali e di teli. E questo vale per tutti. Stiamo approntando un provvedimento, un atto volto a fermare questa operazione». Vedremo come andranno le cose, se lo scontro diventerà giudiziario - davanti ai giudici amministrativi - e a chi verrà data ragione. Per ora rimane l'interesse politico e della comunità, perlomeno di quella porzione che si interessa dell'argomento. 

Una questione calda, quella ambientale, in Val di Non. Finora i Pradiei sono stati preservati - almeno parzialmente - e in tempi in cui si parla spesso dei danni potenziali causati dalla presenza dell' "agricoltura tradizionale" (con uso massiccio di fitofarmaci) quest'area non ancora intaccata diventa un luogo simbolo per quel Trentino che si propone all'esterno quale "luogo incontaminato" adatto per i cicloturismo e per le passeggiate all'aria aperta. Ne sanno qualcosa i cittadini del Comitato per il diritto alla salute in val di Non - guidata dall'ingegner Sergio Deromedis - impegnati in un percorso di informazione santitaria circa gli effetti dei pesticidi. Nello specifico ne sanno qualcosa anche gli alleati del Cds, l'Associaizone Alta Val di Non Futuro sostenibile. 

Equilibrio delicato, quello fra le esigenze della frutticoltura e le richieste di tutela della salute da parte di chi non lega il proprio reddito al conferimento dei prodotti agricoli. Nel caso di cui parliamo oggi la coltura a vite sarebbe di tipo biologico, ma questo non cambia la posizione dell'amministrazione comunale di Romeno. La partita è giocata sul piano paesaggistico. E parlando di estetica della Val di Non il presidente dell'Associazione Futuro Sostenibile, Giuliano Pezzini, fa notare che in altre zone di Romeno (non siamo nella zona dei Pradiei) sul territorio sta diventando impattante anche la presenza delle coltivazioni dei piccoli frutti.

«Penso a quelle che si vedono vicino a Maso San Bartolomeo e a quelle che, salendo lungo la Statale, si vedono verso sinistra». Secondo Pezzini si dovrebbe fare un ragionamento su questo tipo di impianti: «Se è vero che i meleti hanno le radici per terra - e noi riteniamo che queste dovrebbero essere radici di piante trattate in maniera biologica o biodinamica - le piante dei piccoli frutti sono fuori terra, ospitate in qualcosa che assomiglia a capannoni industriali. Forse non ha molto senso occupare i nostri campi, i nostri prati, i nostri territori con quelle strutture che belle certo non sono».

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